Al pronto soccorso di Mestre ogni 48 ore una donna vittima di violenze
MESTRE. Per 151 volte nel corso del 2015 si è attivato al pronto soccorso di Mestre il “codice rosa”. Per 151 volte in un anno, quindi, gli operatori dell’ospedale dell’Angelo si sono trovati di fronte ad una donna che denunciava, con le proprie parole o con le ferite, una violenza subita in ambito domestico, dal proprio partner.
“Il codice rosa scatta a volte a partire da un dubbio degli operatori", spiega la dottoressa Mara Rosada, responsabile del pronto soccorso dell’Angelo, "perché la violenza di genere nelle mura domestiche è spesso nascosta, ripetuta, sottile. La donna che subisce violenza in casa nasconde ciò che le accade per vergogna. A volte la violenza è coperta perché convive con sentimenti di affetto, che spesso esistono, o le sembrano esistere contemporaneamente alla violenza nei rapporti”.
La dottoressa Rosada racconterà, in un incontro pubblico martedì 24 maggio alle 18.15 al Centro Le Grazie (via Poerio 32 a Mestre) che cosa accade quando una donna che ha subìto violenza si presenta al pronto soccorso: “Il codice rosa è un attivarsi istantaneo di attenzioni e procedure", spiega la dottoressa Rosada, "per proteggere la persona sul momento, ma anche a tutelarla in futuro. Spesso il passaggio più difficile è quello appunto di accertare che cos’è successo veramente. E allora contano le cose che la donna racconta, ma anche i messaggi che dà con il suo corpo, con gli atteggiamenti. E per noi medici contano molto anche i messaggi che forniscono le ferite, che spesso dicono molto di più di quanto ammetta chi le ha ricevute”.
Tra le 151 donne che nel corso dell’ultimo anno hanno fatto accendere in pronto soccorso la spia “rosa”, 89 erano italiane, mentre 62 erano straniere, in maggioranza dell’Est europeo o di origine asiatica. Diversa per i due gruppi la media dell’età di queste donne vittime di aggressione in ambiente familiare: più alta per le donne italiane (intorno ai 42 anni), più bassa per le donne straniere (intorno ai 35 anni). Un terzo le donne che, nonostante l’attivazione del “codice rosa”, hanno lasciato il pronto soccorso senza aderire ai programmi di assistenza a loro proposti: “Ma molte lo fanno in seguito, dopo averci ripensato qualche giorno", spiega la dottoressa Rosada, "tornando a mente fredda, anche grazie alle nostre sollecitazioni, a riflettere sulla propria situazione di vittima”.
“Non c’è solo il pronto soccorso", sottolinea il direttore generale Giuseppe Dal Ben, "Molti altri casi vengono affrontati nelle altre strutture dell’Ulss 12 Veneziana, dai distretti ai luoghi di prima assistenza e accoglienza. E la nostra attività si inserisce nella vasta rete di tutela che a Venezia è stata costruita con tutte le altre istituzioni competenti sul territorio, una rete strutturata ed efficace quando si attiva, che è necessario sia conosciuta da tutti, perché possa mettersi in funzione sempre di più a tutela delle persone che subiscono violenza dentro le mura di casa”.
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