Al mercato e in pescheria è emergenza alimentare

A Mestre mancano pomodorini, zucchine, arance italiane Al mercato all’ingrosso di Chioggia si trova solo pesce d’importazione

VENEZIA.Prodotti esteri, qualche ritocco all’insù, alcune merci completamente assenti sui banchi del mercato. E’ l’effetto del blocco dei tir, che si fa sentire sugli scaffali dei negozi e dei supermarket. Aggirandosi per il mercato di via Fapanni a Mestre, le opinioni dei venditori sono diversificate, qualcuno teme che già oggi non ci sia più niente, altri ostentano tranquillità e attendono che passi la tempesta arrangiandosi egualmente. Qualcuno opta per i prodotti spagnoli, altri non li vogliono sentire neanche nominare.

«Mancano la “costa”, le zucchine, la cicoria, i cavoli – spiega Roberto Checchin – pomodorini non ce ne sono più, arance ne abbiamo poche perché le tenevamo di scorta, quelle spagnole noi non le vogliamo». Prosegue: «Speculare per due giorni è ridicolo, noi abbiamo tenuto i prezzi di sempre, né più né meno. Sono d’accordo con le proteste, sono sacrosante, anche per far vedere che c’è tanta gente che lavora dietro un prodotto che arriva al mercato: non esistono solo i prezzi bassi. E’ giusto che ci sia una lotta, altrimenti diventiamo tutti dei pecoroni». «Non c’è più niente – spiega Diego Pattarello – la roba che ho in esposizione è tutta quella che mi rimane. Per rendersi conto basta andare in via Torino e dare un’occhiata. I prezzi – aggiunge – sono gli stessi di ieri». «Merce ne abbiamo – commenta Massimo Simion – anche qualche pomodoro: il punto è tutto nell’andare presto al mercato, non più tardi delle 4 del mattino. Certo, le zucchine vengono da altre parti e i prezzi sono ribassati, per riuscire a vendere».

«Mancano le zucchine, la bieta, la cicoria, ci sono pochi carciofi - mostra Fabrizio Semenzato - le arance scarseggiano, ma ne avevano di scorta in via Torino. I pomodori, invece, quelli provengono solo dalla Spagna, ma noi siamo un mercato dell’Unione Europea. Da lunedì tornerà tutto normale e poi, anche se il consumatore rimane senza cicoria per due giorni, cosa succederà mai? E’ forse questo il problema dell’Italia? Piuttosto bisognerebbe parlare del commercio che scompare e della Sicilia che ci costa come lo Stato di Israele».

Sul fatto che i prezzi siano bassi, c’è chi ha da ridire, come Arturo Lupo, che fa le spese con la moglie: «Queste zucchine - le indica - mi costano 3,80 euro al chilo, mi conviene quasi quasi il filetto a questo punto: per il resto mi sembra la sindrome del tempo di guerra, di prodotti ce ne sono». Poco più in là, i banchetti del pesce: «La merce arriva - racconta Denis Seno - ma non in grande quantità, manca il tonno, il pesce spada è estero e il pesce che c’è ovviamente lievita di prezzo». I suoi clienti però, non sembrano lamentarsi.

Tornando alla verdura, la ditta Pino Frutta le zucchine le vende, ma sono quelle marocchine. «Il prezzo è 4,80 euro al chilo – spiegano dietro i banchi – noi le comperiamo a 3,20 con fattura. Mancano i prodotti pugliesi, le arance le ho finite, le spagnole non le vogliamo». In esposizione sopra una cassetta, anche delle bellissime fragole “clandestine” siciliane doc. Sono arrivate via acqua da Marsala a Palermo, da qui al porto di Livorno e poi hanno superato il blocco e sono state caricate in un piccolo pulmino. Per questo vengono 2 euro in più e hanno un profumo ottimo. Più di qualche venditore del mercato, se la prende con i banchi dei prodotti della Coldiretti, sostenendo che ha prezzi alti. Ma non tutti la pensano allo stesso modo: «Vengo sempre quando posso – racconta Ludmila Maslovska – mi trovo bene, i costi non sono alti e i prodotti buoni». «Da noi c’è tutto – fa vedere Vanio Tasca – il radicchio è di Treviso, le patate le cipolle e il porro provengono da Chioggia». Maria Scholz (azienda Perbacco) ha prodotti esclusivamente biologici dunque un po’ più cari, il radicchio di Musile di Piave è a 6,90 al chilo.

Il banco di prova, sia per i ristoratori che per l’ortofrutta, sarà oggi, quando arrivano i rifornimenti del fine settimana.

A Chioggia, intanto, anche il mondo della pesca grida il proprio sconforto. I dati ufficiali confermano l'improvvisa flessione delle vendite al mercato ittico, a causa dello sciopero dei pescatori. Inoltre anche il prodotto importato è diminuito, in seguito alla protesta dei camionisti. Si tratta di una situazione di stallo che si protrarrà ancora per molti giorni. I dati ufficiali di Sst, la società comunale che gestisce il mercato ittico, però, fanno emergere un calo delle vendite, rispetto allo scorso anno, che si è verificato già dai primi giorni del 2012. Al 27 gennaio del 2011 sono stati venduti, dall'inizio dell'anno, 944.013,60 kg di pesce, per un valore di 2.874.267 euro. Dall'inizio del 2012, invece, i kg scambiati sono 797.966,37, per un valore di 2.309.579,44 euro. Rispetto al 2012 si è registrata una perdita del 15,47% in quantità e del 19,65% in valore. Ovviamente i minori scambi si sono accentuati da martedì scorso, proprio a causa delle proteste dei pescatori. Rispetto agli stessi giorni del 2011, per quanto riguarda le quantità, martedì scorso si è registrata una flessione del 5,60%, passata poi a 84,42% mercoledì e 81,79% giovedì. Ma non è solo il pescato locale a diminuire: comparato a gennaio del 2011 questo è diminuito del 13,14%; quello importato, sia nazionale che estero, è sceso del 26,66%. Da evidenziare, però, la vendita del pesce azzurro, che ha subito un balzo del 247,15% rispetto alle quantità vendute nello stesso periodo del 2011.

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