Al lavoro, ma senza licenza: l’ex assessore di Mestre a processo

Episodi precedenti all'incarico. D’Este è investigatore privato ma per un anno e mezzo la prefettura lo sospese. I documenti dell’attività non erano in regola. L’esponente di FdI: «Una formalità»
Conf. stampa di presentazione del movimento Coesione Popolare - nella foto Giorgio D'Este
Conf. stampa di presentazione del movimento Coesione Popolare - nella foto Giorgio D'Este

VENEZIA. L’ex assessore alla Sicurezza del Comune di Venezia, Giorgio D’Este, 53 anni, a processo per esercizio abusivo della professione e per avere avuto un ingiusto profitto ingannando una cliente. E’ un episodio che precede l’incarico che D’este, della lista civica Coesione popolare, assunse nel 2015 come assessore della prima giunta di Luigi Brugnaro.

Ricandidato alle comunali dell’anno scorso con Fratelli d’Italia ha incassato 117 preferenze, restando fuori dal Consiglio. Nel partito della Meloni però ricopre l’incarico di responsabile regionale veneto della Consulta sicurezza di Fratelli d’Italia, ed è da molti anni titolare di un’agenzia di investigazione privata, con sede a Mestre. E’ del 2000 la prima licenza rilasciata dalla prefettura di Venezia per la sua società, chiamata Intelligence.

Succede però che per quasi un anno e mezzo, tra il 25 luglio del 2013 e il 31 dicembre del 2014, gli viene sospesa la licenza ad operare per un mancato adeguamento a quanto previsto dal nuovo decreto che riforma l’intera disciplina del settore. In sostanza, per poter operare, D’Este avrebbe dovuto presentare e depositare, tra le altre incombenze, una fideiussione in prefettura. D’Este però non si adegua nei tempi previsti dalla legge, e così la sua licenza viene sospesa.

Tuttavia nonostante la sospensione, come gli viene contestato nel capo di imputazione, l’investigatore D’Este nel giugno del 2014 chiude un contratto con una cliente mestrina, che gli chiede di svolgere delle indagini relativamente alla gestione di un immobile commerciale, incassando senza emettere fattura la somma di poco più di tremila euro come anticipo rispetto al conto finale, che avrebbe presentato una volta conclusa le indagini.

È stata proprio la cliente, una volta venuta a sapere che D’Este stava operando pur con la licenza sospesa, a presentare denuncia. Nel periodo di sospensione infatti, come da comunicazione della prefettura, avrebbe potuto “salvare” i soli incarichi assunti prima della notifica, e regolarmente iscritti nel registro previsto dalla normativa in materia. La sospensione della licenza, motivò la prefettura, scattò perché, entro il termine previsto dalla legge, non aveva presentato il progetto organizzativo dell’istituto, l’adeguamento della polizza cauzionale, e la documentazione sul corso di aggiornamento previsto.

Alla fine del 2014, dopo aver presentato una fideiussione attraverso la società Fin. Igea di Napoli e aver colmato le carenze restanti, la prefettura di Venezia ha ritenuto sanata la posizione di D’Este e della sua società, tornata operativa. D’Este di lì a pochi mesi avrebbe iniziato la campagna elettorale con la sua civica, e poi sarebbe arrivato l’incarico di assessore. Lui, interpellato, parla di un incidente di percorso. «La nuova normativa del settore cambiò molte cose e creò molte difficoltà di adeguamento alle agenzie di investigazione privata», spiega, «quindi formalmente mi viene contestato l’esercizio abusivo della professione ma non sono uno che da un giorno all’altro si è improvvisato investigatore privato, avevo già un lungo percorso professionale alle spalle. Si è trattato solo di un inghippo formale». Il caso D’Este è approdato ieri in tribunale, l’udienza è stata rinviata al prossimo 28 settembre, davanti al giudice Sichirollo. L’esponente di Fd’I è difeso dall’avvocato Eugenio Gamba. —


 

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