Al lavoro di domenica ma niente tagli al salario
MARGHERA. I turnisti dell’Alcoa di Fusina dovranno lavorare due domeniche o anche tre al mese. In compenso non solo non perderanno neanche un euro in busta paga e possono guardare con un po’ di più serenità al futuro del loro posto di lavoro, ma avranno anche più garanzie per la stabilità del loro rapporto di lavoro nel prossimo futuro. La multinazionale americana ha assicurato ieri i sindacati dei lavoratori che intende puntare ancora sul laminatoio di Fusina, ovvero l’ultimo suo stabilimento ancora aperto in Italia dopo al chiusura di tutti gli altri acquisiti dieci anni fa dall’ex gruppo statale Alumix.
Le rassicurazioni sulla continuità produttiva ed occupazionale – emerse ieri sera nel corso del previsto incontro tra direzione aziendale, la Rsu aziendale e sindacati dei lavoratori metalmeccanici di Cgil, Cisl, Uil veneziane – all’indomani della firma del sofferto accordo – approvato dal 65 % dei dipendenti nell’assemblea tenutasi nei giorni scorsi nello stabilimento di Fusina – sulla flessibilità che ha messo fine al rischio di un consistente taglio del salario degli operai, fino a 500 euro al mese, prospettato dalla multinazionale.
La firma dell’accordo, siglato dopo due tornate di scioperi, ha comportato il ritiro della disdetta di tutti gli accordi integrativi aziendali, con il relativo pesante taglio che ci sarebbe stato sui salari dei circa 200 operai che lavorano in laminatoio. L’accordo ha, comunque, comportato una maggiore flessibilità del lavoro in azienda, a cominciare dai turni domenicali che ora saranno obbligatori, come la giornata di manutenzioni straordinarie che dovrebbe permettere di eliminare i ritardi di consegna dei laminati a causa del cattivo funzionamento dei macchinari e dell’organizzazione del lavoro. Con la flessibilità sui turni di lavoro, le manutenzioni e le pause mensa, Alcoa prevede di recuperare produttività, aumentando la quantità di laminati prodotti per avvicinarsi il massimo possibile alle 60 mila tonnellate annue.
Tutto ciò dovrebbe comportare un recupero di costi fissi e sopratutto aumentare i lfatturato, in modo da poter arrivare al pareggio del bilancio che l’anno scorso si è chiuso con ben 8 milioni di euro in rosso. Proprio per questo la multinazionale americana aveva prospettato il taglio dei salari, poi rientrato. Un taglio che però avrebbe comportato, come sostenuto dai sindacati, solo il risparmio di 1 milione di euro.
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