Al Cini si fa lezione di voga alla veneta e si costruiscono le barche tradizionali

L’istituto professionale passa da 3 a 5 anni. Sarà l’unica scuola a indirizzo Made in Italy cantieristica

VENEZIA. Basta motori veloci, sì al lento respiro della laguna. Il bisogno di una Venezia senza moto ondoso potrebbe arrivare proprio dai giovani che fino ad adesso hanno guardato il ritorno al remo con qualche perplessità.



Tuttavia, pochi giorni fa, l’istituto professionale Giorgio Cini ha festeggiato il successo del laboratorio di costruzioni navali e annunciato che, dal prossimo anno, diventerà un istituto professionale di cinque anni. Non solo. La riforma degli istituti professionali prevedeva l’introduzione del nuovo indirizzo Made in Italy, ma tra le voci disponibili non era contemplata il Made in Italy della cantieristica.

Dopo mesi e mesi di burocrazia estenuante, alla fine la scuola ce l’ha fatta ed è riuscita nell’intento tanto voluto dal docente Fabrizio Fiori: sarà l’unica in Italia ad avere l’indirizzo cantieristica.

Per adesso ci sarà solo una classe, ma in futuro si spera che possano aumentare. La scuola avrebbe anche già adocchiato un cantiere che sarebbe perfetto per la vicinanza all’istituto di Castello: quello di Sant’Elena che a breve verrà lasciato vuoto da Actv. L’idea è stata lanciata a Giovanni Giusto, consigliere comunale fucsia e delegato alle Tradizioni, nella speranza che si dia ai ragazzi la possibilità di ridare vita a una passione che ha animato generazioni e generazioni, affievolendosi con l’arrivo dei grandi motori.

L’esperimento dello scorso anno, voga veneta due pomeriggi alla settimana con il mitico Domenico Santin e il restauro di barche tradizionali, ha entusiasmato gli alunni, facendoli sentire il cuore pulsante della città: l’acqua e il legno. «I ragazzi sono attratti dai motori ad alta velocità, ma costruendo con le loro mani le barche hanno iniziato ad apprezzare il ritmo lento della città e la tradizione secolare che hanno alle spalle» spiega Alessandro Fava, professore di tecnica di costruzioni navali, arrivato dalla “Repubblica Marinara” di Genova a quella di Venezia per passione «Dal prossimo anno faranno 30 ore settimanali di materie tecniche, approfondendo l’arte di costruire e restaurare le barche».

Entusiasta il preside Vittore Pecchini che può dire che finalmente a Venezia c’è una scuola pubblica che insegna costruzioni navali, come non si vedeva da decenni. «Abbiamo iniziato con la costruzione di una mascareta, ma poi ce sono state tantissime altre», prosegue Fava, «Ho visto gli studenti cambiare, conoscere dei mondi che fino a qual momento erano vicini, ma che non li avevano mai considerati. Si sono avvicinati ai loro nonni, hanno rivalutato i laboratori di forcole o di altre attività legate alla cantieristica e capito anche il ritmo lento della città, della loro città».

L’idea del quinquennio è arrivata quando i docenti si sono accorti che tre anni non davano una formazione completa agli studenti: «Al giorno d’oggi tre anni non era né carne né pesce», spiega Fiori, «Non è stato facile perché abbiamo dovuto lavorare tantissimo tutti insieme per portare avanti questo progetto ed è una grandissima soddisfazione per tutta la scuola essere l’unica in Italia che dà questo indirizzo. Inizialmente abbiamo chiesto se voleva unirsi anche Mazara del vallo, a Trapani, che aveva la nostra stessa situazione, ma poi non hanno proseguito».

L’idea è quella di costituire un Comitato tecnico e scientifico al fine di ospitare le eccellenze della cantieristica per unire in futuro la tradizione e l’innovazione.

Una sfida soprattutto per i più giovani che potrebbero rivalutare lo sciabordio dell’acqua agli assordanti motori.

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