Aiuto medico alla Palestina oppressa
DOLO. Formazione medica e cura delle popolazioni palestinesi. Questo è stato lo scopo di “Sanità: un ponte per la pace” progetto umanitario a valenza sanitaria che si è svolto in Palestina nelle scorse settimane. L’iniziativa, promossa dall’associazione onlus Amici per l’Africa di Trebaseleghe, dall’Università e dall’Azienda Ospedaliera di Padova, continua una serie di progetti iniziati nel 2005. Responsabile è il dottor Massimo Mion, che si è recato nella zona della West Bank, con il professor Franco Bassetto e Roberta Nalon di Dolo. All’ospedale Al-Ahli di Hebron sono stati operati nove bambini palestinesi vittime di ustioni oltre ad esser stati visitate 60 persone con esiti di ustioni, la maggior parte di questi presentavano deficit funzionali da medio a grave con retrazione cicatriziale. Negli ospedali di Ramallah, Hebron, Gerusalemme e Nablus si sono svolti corsi per medici sul trattamento delle ustioni e sulle tecniche di sutura chirurgica ambulatoriale.
«Il progetto è nato come programma di attività e formazione sanitaria», spiega Roberta Nalon, «la permanenza e l’esperienza maturata nei territori del West Bank ci ha permesso di conoscere anche la reale situazione del contesto femminile. Abbiamo così ampliato l’iniziativa inserendo una parte sociale che ha visto la presenza di Silvana Malerba, esperta nel settore delle confezioni in pelle, che ha insegnato alle donne palestinesi del campo profughi di Shou’fat e in un villaggio nei pressi di Betlemme le tecniche italiane». Per il futuro si vuole continuare la formazione dei medici e proseguire negli interventi eseguiti dallo staff italiano in collaborazione con medici e specializzandi palestinesi.
Giacomo Piran
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia