Agricoltura in ginocchio per la siccità

A rischio vigneti, mais, frumento e ortaggi. Le associazioni di categoria in allarme: «Situazione mai vista in questo periodo»
Di Gianni Favarato

L’inverno praticamente senza pioggia è ormai passato e anche la primavera è cominciata all’asciutto e continua a non registrare precipitazioni.

Tra ottobre dell’anno scorso e aprile di quest’anno si sta registrando un deficit di 170 millimetri di precipitazioni, a fronte dei 350 millimetri attesi. Ad aggravare la situazione è la mancanza assoluta di neve in montagna che difficilmente quindi potrà permettere di recuperare le mancate piogge.

«Da settimane le associazioni degli agricoltori lanciano allarmi e appelli per la grave situazione che si sta creando anche nel veneziano e dicono che non basta la possibilità di ridurre del 20% gli utilizzi irrigui per l’agricoltura del Tavolo tecnico regionale sulla siccità convocato dalla Regione.

«Bietole e mais sono in una fase molto critica» denuncia la Coldiretti di Venezia «le piante sono già germogliate e necessiterebbero di molta acqua per crescere, anche le piante da vivaio hanno i germogli bloccati per l’assenza di acqua e lo stesso problema lo stanno avendo i vigneti. Le colture orticole hanno sempre bisogno di essere bagnate quindi va da sé che la penuria d'acqua è già un problema, anche per le semine che non possono avvenire su un terreno secco e arido».

«Mai vista una siccità di tale portata tra fine marzo e i primi di aprile» afferma Giulio Rocca presidente di Confagricoltura Venezia «La terra è secca oltre misura e si tratta di un fenomeno che non si ricorda a memoria d’uomo quindi assolutamente eccezionale. Siamo ormai in una fase che potrebbe indurci a richiedere la dichiarazione dello stato di emergenza, gli agricoltori sono in grave sofferenza e vogliono essere informati e partecipare alle scelte che verranno prese a livello regionale visto che, anche se si registrassero precipitazioni, non si potrebbe comunque risolvere il problema a breve. Serve quindi la pianificazione più pragmatica e scientifica possibile».

«La riduzione del 20% dell’uso dell’acqua dei bacini indrici è una decisione di buon senso» sottolinea a sua volta Iacopo Giraldo presidente di Coldiretti Venezia «ma va comunque fatta in un’ottica di risparmio e una più duratura conservazione della risorsa».

Per Paolo Quaggio, presidente della Confederazione italiana agricoltori di Venezia (Cia) la situazione è a dir poco drammatica: «Siamo di fronte a una delle peggiori siccità da vent’anni a questa parte. Se ad aprile non pioverà abbondantemente, le coltivazioni saranno irrimediabilmente compromesse. Secondo i dati in nostro possesso – che provengono da Arpav e Consorzio di bonifica Acque Risorgive - il mese scorso nel veneziano sono caduti meno di 25 millimetri di precipitazioni. Se consideriamo che la media nell’ultimo ventennio è stata di circa 70, siamo ad appena un terzo delle precipitazioni normali. Lo stesso vale per la neve fresca. Sulle Alpi orientali il cumulo è il più basso degli ultimi 90 anni». «Per riequilibrare la situazione» aggiunge Quaggio «in aprile dovrebbe piovere tre volte tanto la media. E comunque, siccome non si riesce a trattenere l’acqua piovana, c’è la necessità di adottare una seria politica di creazione di invasi, per affrontare si le ondate di piena dei corsi d’acqua che la siccità».

La Cia di Venezia ricorda che da tempo chiede di «dotare ogni punto di intersezione con la rete minore delle necessarie opere per usare l’Idrovia come bacino di scarico e derivazione, in particolare per le zone di Galta di Vigonovo, Fossò, Camponogara, Sambruson e Mira».

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