Aggressioni ai bengalesi: «Ora basta, scendiamo in strada»

Mestre, il portavoce della comunità: «Non so fino a quando riuscirò a tenere a bada i nostri giovani». 8 mila i bengalesi residenti in città
Karmul Syed, portavoce della comunità bengalese
Karmul Syed, portavoce della comunità bengalese

 MESTRE. "Kamrul, adesso basta: se non fai qualcosa tu ci dobbiamo pensare noi a risolvere questo problema".

Sono venuti i brividi al portavoce bengalese Kamrul Syed quando i giovani della comunità si sono rivolti a lui in questi termini. È lui stesso a raccontarlo e non nasconde di essere "molto preoccupato". Perché non sa fino a quando lui e gli altri rappresentanti della comunità riusciranno a tenere tranquilli i circa duecento adolescenti bengalesi che abitano in città e che non hanno più intenzione di subìre le angherie di questo gruppo di ragazzini che tutti chiamano baby-gang.

"C’è chi è stato preso di mira in prima persona e chi è arrabbiato perché è stato colpito il papà o il cugino. I ragazzi non capiscono come nonostante le tante denunce queste bande di ragazzini possano continuare a fare quello che vogliono. Sto facendo il possibile", aggiunge Syed, "ma non so fino a quando riuscirò a tenere buoni i miei, quelli più giovani".

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È proprio per chiedere risposte e per dare uno sfogo pacifico alla rabbia che cova da settimane tra i bengalesi della città che Kamrul Syed ha deciso di organizzare un corteo che attraverserà le strade della città per chiedere maggiore sicurezza, perché la comunità è stanca di sopportare, stare zitta e chinare la testa. Tra il centro storico di Venezia e Mestre abitano circa 8 mila bengalesi, di cui 5 mila residenti; tra questi ce ne sono almeno 300 che negli ultimi anni hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Inoltre tra Mestre e Marghera - quest’ultimo è il quartiere in cui la comunità è più numerosa - ci sono circa 200 adolescenti.

"Le aggressioni si sono intensificate nelle ultime settimane nell’area centrale di Mestre", prosegue Syed, titolare dell’Internet Point “Bangla” di via Piave, "ma è dal 2013 che, in modo più o meno intenso, si ripetono episodi di questo genere, iniziati proprio a Marghera, dove sono stati presi di mira alcuni negozi gestiti dai miei connazionali. Per questo crediamo che sia arrivato il momento di dare un segnale, e lo faremo con una manifestazione, che vogliamo organizzare entro il 20 aprile". il rappresentante della comunità bengalese stava preparando una lettera da consegnare oggi in questura, per informare la polizia dell’intenzione di manifestare, e in prefettura per informare il rappresentante locale del governo della situazione che sta vivendo Mestre. "Continuare facendo finta di nulla per noi è pericoloso", spiega ancora Syed, "perché c’è il rischio che qualcuno decida di farsi giustizia da solo, e noi come rappresentante della comunità non lo vogliamo, preferiamo costruire una risposta pacifica, una manifestazione pacifica, a queste ripetute aggressioni". Un clima di cui si è parlato anche poche settimane fa a Marghera tra i rappresentanti della comunità e i giovani. "Aggressioni o rapina possono accadere a noi bengalesi come agli italiani", aggiunge, "ma è evidente che c’è un gruppo di giovani che ce l’ha con noi, senza motivo, forse perché pensano che siamo deboli e non reagiamo. La manifestazione sarà la nostra risposta".

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