Agenti a pranzo, lo Stato non paga
Il titolare del ristorante Antico Toro a Chioggia: «Avanziamo 30 mila euro»
CHIOGGIA . La polizia non ha i soldi nemmeno per mangiare. Perché il Governo che dovrebbe pagare i pasti ai poliziotti di Stato in servizio, nei vari ristoranti convenzionati, lascia debiti a destra e a sinistra. E mai come di questi tempi, questo tema è così attuale. Capita in questi giorni in Veneto, con le marce dei migranti in corso, le proteste e le rivolte nei centri di accoglienza, di entrare dentro qualche ristorante per pranzo o cena e trovare tavolate intere di carabinieri, poliziotti, dirigenti dei commissariati, agenti delle volanti, uomini delle squadre mobili e della polizia stradale. Chi in divisa, chi no, consumano un piatto caldo in fretta e furia, prima di tornare in prima linea e prestare servizio per mantenere l’ordine pubblico, soprattutto in situazioni di emergenza. Come è accaduto a Conetta, poche settimane fa o come sta accadendo a Chioggia. E del Governo che non paga pranzi e cene ne sa qualcosa l’Antico Toro di Chioggia. Un ristorante nel pieno centro della città clodiense, dove arrivano flotte di carabinieri e poliziotti.
Il ristorante ha una convenzione con la prefettura che prevede i pasti per i dipendenti della polizia di Stato. E quindi commissari, ispettori, aggregati, agenti della mobile, della prevenzione del crimine. Il bando viene stilato ogni anno. La convenzione prevede che a fare il pagamento sia il Viminale. Ma ancora l’Antico Toro avanza metà 2016 e tutto il 2017 che, aspettando il brindisi di fine anno, sta per finire. Per un totale di 30 mila euro. Idem per un altro ristorante nel veneziano che avanza all’incirca 20 mila euro.
«Avanziamo 30 mila euro di metà 2016 e tutto il 2017», sbotta Massimo Casson, titolare dell’Antico Toro, «ieri la prefettura ci ha chiamato per dirci che sono arrivati dei soldi, ma saranno mille o duemila euro. Una volta pagavano. Ora no. Diverso per i Carabinieri: pagano in 60 giorni. Non capisco perché il pagamento non debba essere garantito nei tempi anche dal Viminale. I poliziotti che vengono a mangiare qui si sentono in imbarazzo, perché è come se fossero in difetto» . Ma la denuncia arriva in primis da Mauro Armelao, segretario generale regionale della Ugl Polizia di Stato. «Questa situazione è assurda», tuona Armelao, «sapere che questi esercizi commerciali, che continuano a lavorare egregiamente anche fuori dell’orario di lavoro e che erogano i pasti a poliziotti e carabinieri, avanzano soldi, ci mette in imbarazzo. Lo Stato, quando le cose interessano, i soldi li trova e anche subito, come per restaurare caserme e metterci i migranti. Per il nostro servizio invece i tempi di attesa sono biblici. Questi ristoranti erogano fatture e pagano le tasse su un incasso che non entra. Meritano di essere pagati. Ci vorrebbe una sanatoria: erogare la fattura non appena si hanno i soldi. Me la prendo con il ministero che non mette i soldi nei capitoli di spesa delle prefetture perché alla fine a pagare sono sempre gli italiani e le forze dell’ordine».
Serenella Bettin
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