Affondato dall'acqua alta, addio al Marinaretto. La fine ingloriosa di un mito

Venezia. La ex nave scuola della Cini era ormeggiata già in pessime condizioni nell’isola del Tronchetto. La marea eccezionale del 12 novembre scorso le ha dato il colpo di grazia. Recupero quasi impossibile 

VENEZIA. Addio Marinaretto, la nave scuola della Cini. Non è bastato l’intervento chirurgico della ditta Boscolo Bielo per salvare il peschereccio di 65 anni dove generazioni di studenti hanno imparato a navigare. La marea eccezionale dello scorso 12 novembre gli ha dato il colpo finale, dopo due anni di agonia. Nato nel 1953 nell’Isola San Giorgio è spirato nel cantiere Actv del Tronchetto, dove era ormeggiato in pessime condizioni.

Nonostante gli ex studenti, chiamati Marinaretti, avessero più volte e con insistenza chiesto al proprietario di acquistarlo per ripristinarlo, la risposta è stata sempre no. La barca prima è rimasta ormeggiata a Poveglia, poi ha ricoverata a Chioggia e, infine, alla Certosa, dove è rimasta fino a settembre, quando in seguito è arrivata al Tronchetto. Per i Marinaretti è un vero lutto perché con il peschereccio rischia di affondare anche la memoria di quella parte di generazioni che si è fatta le ossa a bordo, imparando, sull’unica unità navale del Triveneto, a eseguire tutto manualmente, senza l’aiuto di computer. Quello che fa più male ai Marinaretti è che da anni alcuni di loro si erano offerti di restaurare il peschereccio, ma il destino ha sempre messo un bastone tra le ruote. Qualche anno fa i Marinaretti non vengono informati dell’asta indetta dall’Istituto Nautico a cui ha partecipato solo l’attuale proprietario. Poi, nel 2017, quando il proprietario è in difficoltà per trovare i fondi per il restauro e mette in vendita il Marinaretto su Subito.it, ci riprovano, ricevendo solo e sempre dei no. «Non volevamo prendere possesso della barca e toglierla al proprietario» spiega Gianni «La nostra idea era restaurarla e utilizzarla per fare dei percorsi turistici in laguna, dando il ricavato all’Istituto Nautico e coinvolgendo gli stessi studenti. Avevamo proposto che il proprietario partecipasse al restauro e che la guidasse lui, ma non ha mai voluto nemmeno riceverci».

Nessuno ha mai saputo come mai il proprietario non volesse affidare il Marinaretto all’amore di tantissimi ex studenti che oggi lavorano ancora a contatto con l’acqua, sempre portandosi quei ricordi nel cuore. Periodicamente infatti i Marinaretti si ritrovano all’isola di San Giorgio dove il conte Vittorio Cini in persona aveva espresso il desiderio che non morisse mai la scuola navale. La barca era stata costruita proprio dagli studenti nell’isola, dove oggi c’è la vetrata che guarda verso il Lido. In un piano, sul pavimento, c’erano le misure in rilievo di quanto grandi dovevano essere i pezzi per realizzare il peschereccio. Per non rovinare le istruzioni si doveva salire a piedi scalzi, ma anche questo è andato perduto. Oggi del Marinaretto non rimane più nulla: il motore vecchissimo, un Ansaldo che prima era in una motonave che andava a Murano, è nella collezione del capitano Ferruccio Falcone, ma attualmente non ci sono nemmeno l’ancora e la bussola di controplancia, forse affondate. —

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