Affittopoli. Il dg dell'Usl 12 Padoan: "Faccio tutti i nomi"
Ecco la gestione discrezionale del patrimonio immobiliare veneziano che assegnava alloggi senza graduatorie
Antonio Padoan
VENEZIA.
Non sarà stata una gestione allegra, ma certo era discrezionale. Arriva il primario appena trasferito a Venezia ed è senza casa? Diamogli in affitto un alloggio dell'Usl, poi si vedrà. C'è il professionista che cerca un pied-à-terre in centro storico? E' disponibile un appartamento in affitto calmierato dell'Usl, 500 euro di canone mensile, massimo 800-900, basta che tiri fuori un po' di grana per ristrutturarlo. Oh, parliamo di cifre grosse per un portafoglio da ceto medio: 50.000 euro, anche 100.000 e perfino di più. Voi non fareste mai un investimento del genere su un appartamento in affitto senza la garanzia scritta nel contratto che il padrone di casa ve lo scala dal canone, giusto? E' per questo che resterete poveri: da quell'appartamento nessuno vi caccerebbe mai e nel caso di vendita avreste il diritto di prelazione.
Queste condizioni singolarmente favorevoli per una città come Venezia, si trovano tra i 251 immobili di proprietà dell'Usl 12 dati in affitto. Non c'è niente di romanzato. Sono punte emergenti di una casistica che si indovina molto estesa, ma che resta sommersa. Senza colpe individuali precise, probabilmente: il patrimonio della sanità veneziana ha una storia secolare, è frutto per lo più di donazioni, è venuto crescendo negli anni ed è passato sotto gestioni diverse. Fino al 1996 era amministrato dal Comune, dal 1º giugno 1997 al 31 dicembre 2007 è stato trasferito all'Ater, dal 1º gennaio 2008 è passato in mano a Venezia Sanità srl, società al 100% dell'Usl 12 che resta sempre proprietaria. Enti che obbediscono a una legislazione diversa: Comune e Ater affittano a canone sociale, cioè in base al reddito (edilizia sovvenzionata), l'Usl invece pratica canoni calmierati (edilizia convenzionata, il cosiddetto "social housing"). Negli ultimi anni il canone calmierato è entrato anche nella gestione del patrimonio comunale e soprattutto dell'Ater, mentre l'Usl punta al libero mercato. Ne è derivato un intreccio perverso di procedure: dalla graduatoria pubblica all'affidamento diretto, il che significa dal controllo di tutti su tutto alla corsia privilegiata con trasparenza zero.
Siamo al punto che il direttore generale Toni Padoan, pressato dall'oggettiva esigenza di dimostrare la correttezza della propria gestione, è deciso a pubblicare tutti gli elenchi nel sito dell'Usl 12. Sta solo valutando le implicazioni della privacy, sull'esempio di quello che accade all'Ipab di Vicenza, altro ente titolare di un rilevante patrimonio immobiliare, che ha avviato l'operazione trasparenza. Tutti gli immobili di proprietà dell'Ipab di Vicenza, con l'ubicazione, la tipologia e i canoni d'affitto, compaiono nel sito dell'ente, meno il nome degli inquilini.
Ma solo per il momento: il presidente Stefano Rolando informa che «la pubblicazione dei nomi è stata solo differita, in attesa che il garante dia riscontro alla richiesta formulata da Ipab Vicenza fin dal 24 febbraio».
Il suo orientamento è chiaro: «Non ricevendo risposta alcuna da Roma ed essendo trascorso più di un mese nonostante i ripetuti solleciti, assumeremo come Cda, unitariamente, un'iniziativa per la totale trasparenza e responsabilità».
Che a Venezia esista un serbatoio di alloggi pubblici a cui accedono solo pochi, è innegabile. Tanto più che alla disponibilità di case dell'Usl si aggiunge quella dell'Ire, il cui patrimonio è tre volte più grosso. Così capita che uno stesso inquilino riesca ad intercettare due appartamenti. Lo dice Toni Padoan, in vena di confidenze: uno dal Comune e uno dall'Ire.
Il direttore dell'Usl è invece più restio a parlare dei suoi inquilini. Ciò non gli ha impedito di fare un salto sulla sedia quando ha saputo che gli uffici - «senza dirmelo», sostiene - avevano pensato di offrire un tetto anche a Franco Miracco, portavoce dell'ex presidente e oggi ministro Giancarlo Galan.
Gli uffici di chi? Sarebbe bello saperlo. Correva l'anno 2005, la gestione del patrimonio Usl era affidata all'Ater, che reclutava inquilini attraverso bandi o avvisi pubblici. Ma il proprietario di casa restava sempre l'Usl, che spesso interveniva d'imperio - ricordano all'Ater - per risolvere casi d'urgenza. E nessuno trovava nulla da obiettare.
Il giudice Carlo Mastelloni, per esempio, è uno di questi casi urgenti: è affittuario dell'Usl da 15 anni (assegnazione effettuata nella gestione del Comune), canone 900 euro al mese e 100.000 sborsati per il restauro.
Trovare casa ad un magistrato, con i problemi di sicurezza che la cosa comporta, non è semplice. Tanto che il gestore Ater ha dovuto dire no a Felice Casson, quand'era ancora pm, sempre per un appartamento dell'Usl in affitto: non si riusciva a soddisfare le condizioni richieste.
Condizione necessaria per rispondere ai bandi o agli avvisi pubblici per le case dell'Usl, è avere l'attività lavorativa e la residenza a Venezia. Una volta entrati nell'alloggio, il contratto prevede che l'inquilino trasferisca la residenza al civico di cui ha l'affitto. Statis Tsuroplis, all'epoca stretto collaboratore del sindaco Paolo Costa, finge di dimenticarsene: il gestore Ater, stanco di ricordarglielo, ricorre all'avvocato. Parte addirittura una procedura di sfratto. Chissà perché Tsuroplis si rifiuta di trasferire la residenza e ingaggia il braccio di ferro. Alla fine si accorda per una transazione e lascia l'appartamento.
Chi non ha nessuna intenzione di andarsene dalla casa dell'Usl è Vittorio Salvagno, socialista autonomista storico, già direttore generale di Vesta, poi presidente di Sifa, la società del megadepuratore di Fusina. Salvagno ha investito una fortuna nei restauri, sia dell'interno che dell'esterno. «Con tutto quello che ha speso - commenta Padoan - gli conveniva comprarsela. Gliel'ho detto».
Un altro che non ha badato a spese è Franco Miracco: 100.000 euro gli è costato risistemare l'alloggio dell'Usl, sul quale paga 900 euro di affitto al mese. Ma ha una simpatica ciliegina: nel contratto è riuscito a farsi inserire il riconoscimento degli interessi bancari sulla spesa sostenuta (mutuo o che altro sia). Così il padrone di casa glielo sconta sull'affitto, che altrimenti sarebbe più alto. Tecnicamente
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