Affitti turistici, caos sulla cedolare secca

Entra oggi in vigore la “Legge Airbnb” che obbliga anche gli intermediatori a pagare il 21% all’Erario, ma non si sa come
Fatta la legge, fatto...il caos.

Oggi, infatti, entra in vigore la Manovra di primavera del governo Gentiloni, che con un decreto d’urgenza, all’articolo 4 ha introdotto la cedolare secca del 21per cento per gli affitti brevi, inferiori ai 30 giorni, tipicamente turistici. Si tratta della cosiddetta “legge Airbnb”, che stabilisce che a versare il dovuto all’Agenzia delle Entrate siano non solo i proprietari, ma anche - come sostituti d’imposta - gli eventuali intermediatori, si tratti di portali on-line come appunto Airbnb o agenzie immobiliari. Un modo per tentare di far emergere il nero di un mercato turistico sempre più diffuso e, al contempo, far incassare all’Erario mese dopo mese le imposte degli affitti brevi, senza attendere le denunce dei redditi dei proprietari in regola con il Fisco.

Il problema - denunciano, però, i diretti interessati - è che nessuno sa a chi pagare la cedolare secca, in che modo, su quali conti fare i versamenti.

«Per uno dei perversi meccanismi delle norme italiche», incalza Massimo Maccatrozzo, presidente dell’associazione Agata, che rappresenta 600 proprietari di case turistiche a Venezia, «la legge entra in vigore oggi, ma dà tempo altri 90 giorni all’Agenzia delle Entrate per pubblicare il regolamento che la rende operativa: e nel frattempo cosa accade, che dobbiamo fare dei soldi che incassiamo per conto dei nostri clienti in questi tre mesi?».

Lasciamo per una volta da parte l’eterno, grave, irrisolto tema di una città che perde sempre più residenti ed attività , trasformandosi in un enorme “dormificio” turistico.

Il punto di oggi è come applicare una legge dello Stato, che a Venezia - secondo i dati ufficiali del Comune, relativi al 2015 e in certa crescita nel 2016 - riguarda almeno 2500 appartamenti a destinazione turistica e 480 Bed&breakfast. L’associazione Reset e il Venice Project Center hanno contato oltre 7300 stanze in offerta sul solo portale Airbnb, tra Venezia e Mestre, per 11 posti letto. Il 21%
cash
e subito sono molti soldi, in tre mesi.

«Il caos assoluto, la solita norma fatta all’italiana», insiste Maccatrozzo, «non ci è dato di sapere come applicarla: non ci sono moduli, non ci sono riferimenti, conti correnti, un sito. Niente di niente. Abbiamo telefonato all’Agenzia delle Entrate e l’unica risposta, un po’ scocciata, è che dobbiamo aspettare il regolamento, perché ci sono 90 giorni di tempo per pubblicarlo. E nel frattempo, cosa dovremmo fare? “Appropriarci” del 21% di quanto incassato dai nostri clienti senza averne alcun titolo, depositandolo dove? Potremmo essere accusati di furto: i proprietari si aspettano i soldi pattuiti nel contratto». «A rendere ancora più incredibile la situazione», conclude il presidente di Agata, «è che non solo la legge entra in vigore oggi, ma il regolamento ci sarà tra 3 mesi, ma nei giorni scorsi in commissione Bilancio della Camera sono già stati proposti degli emendamenti, proprio in relazione alla cedolare secca sugli affitti turistici. Non contestiamo la legge, siamo contenti che ci sia parità di obblighi e doveri per chi affitta, ma ci mettano tutti in condizione di sapere cosa dobbiamo fare».

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