«Affitti alti per i negozi a Jesolo, trentamila euro all’anno sono troppi»
JESOLO. Affitti alle stelle, anche quest’estate Jesolo gareggia con le maggiori località turistiche d’Italia per i canoni dei pubblici esercizi. Le attività commerciali vanno sempre alla grande, la richiesta non manca, ma il rischio a fine stagione è che più di qualche imprenditore e commerciante salti in aria e chiuda tutto, alimentando un frenetico turn-over che finisce per riempire la città di commercianti stranieri, in particolare orientali e mediorientali.
Ora c’è chi sostiene che i prezzi debbano essere adeguati a un turismo che appare sì in crescita, ma limitato nei tempi della stagione sempre più corta. Oggi siamo a 25-30 mila euro annui per un negozio, anche 50-60 mila l’anno per un ristorante. Per gli alberghi, ma è un settore completamente diverso, gli affitti arrivano a 200 mila euro l’anno.
Ormai la stagione è di tre mesi stretti e prendere in affitto i muri diventa un gioco alla roulette con i soli rosso e nero, senza possibilità di altre combinate. E a fine estate c’è sempre chi deve rinunciare e cambiare mestiere, con tutte le conseguenze che comporta per altre attività e creditori.
«Se vogliamo crescere dobbiamo calare per quanto riguarda gli affitti, almeno del 20 o 30 per cento», dice Giorgio Pomiato, per anni presidente del comitato di piazza Mazzini, ex consigliere comunale e referente per molti commercianti del lido, «l’affittuario è in buona sostanza preso per la gola quando parte con la stagione. Una volta che ha pagato il canone, ha adempiuto a tutti i doveri con l’Agenzia delle Entrate, non avrà certo risorse per sistemare l’azienda e farla crescere in qualità. A tutto questo si aggiunga che la stagione dura sì e no cento giorni di questi tempi. Il resto si perde con la pioggia, il maltempo, le vacanze sempre più ridotte per i turisti italiani o stranieri che siano».
«Dobbiamo avere negozi rispettabili, al passo con i tempi, presentabili nella loro estetica», aggiunge, «per evitare che ci siano solo stranieri ad affittare, perché loro accettano tutto, qualsiasi prezzo, prendendo in considerazione il rischio di impresa più di chiunque altro. Con questo sistema ci siamo trovati pieni di negozi e attività gestite da stranieri, piuttosto che jesolani, veneti o italiani».
Per gli alberghi l’ingresso degli stranieri è più difficile, soprattutto oggi con una stagione così corta e risorse non più sovrabbondanti. Nel 2000 erano arrivati i cinesi, ma allora nessuno vendeva, poi ci hanno provato i russi, con qualche risultato. Ora il mercato è fermo e per lo più locale e radicato al territorio anche perché le grandi famiglie fanno quadrato per difendere le posizioni acquisite dove è ancora possibile.
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