Adozioni in Congo, l’abbraccio ai figli
MESTRE. Finalmente, il tempo dell'attesa è finito. Ancora non ci credono le due famiglie veneziane che per due anni e mezzo hanno aspettato l’arrivo dei loro figli adottati nella Repubblica Democratica del Congo. Dopo 28 mesi, il lieto fine c’è stato. Elena Falasco e Nicola Milan di Mirano, insieme a Ilaria Buccheri e Giulio Colecchia di Portogruaro, sono tra le 10 coppie italiane che, lo scorso 14 gennaio, si sono ricongiunte ai loro bambini.
L’aereo atterrato a Fiumicino ha portato con sé un carico di gioia. Per Elena e il marito Nicola, l’abbraccio con Mario, il loro figlio di 3 anni, è stato un momento indescrivibile. «Dire emozionante è dire poco. È difficile trovare le parole, quel primo istante insieme è stato come una nascita, la creazione della nostra famiglia», racconta Elena. A tutti gli effetti, si è trattato della fine di un incubo cominciato il 25 settembre 2013, quando la autorità africane hanno sospeso l’uscita dei minori dal Congo per indagare su presunte irregolarità nei dossier d’adozione di alcuni Paesi. L’Italia non era tra questi ma è stata ugualmente coinvolta nello stop. Centocinquanta famiglie, tra le quali le due coppie italiane, sono rimaste così “ostaggio” di questa delicata faccenda diplomatica.
«La notizia è stata una doccia fredda, eravamo pronti per raggiungere Mario e incontrarlo di persona. Dover fare un passo indietro è stato straziante». Un dramma che ha accompagnato Elena e Nicola fino a dieci giorni fa, quando è arrivata la bella notizia: un volo con a bordo Mario e altri 9 bambini sarebbe arrivato in Italia. «Stento ancora a crederci. La prima notte passata con il mio cucciolo non ho chiuso occhio. Avevo bisogno di guardarlo e convincermi che era tutto vero», aggiunge Elena. Il primo bagnetto, i disegni, i giochi e poi i compleanni, il prossimo Natale e le passeggiate in montagna, finalmente in tre, sono il coronamento di un sogno.
Sensazioni e sentimenti che si ritrovano nella storia di Ilaria e Giulio, la coppia di Portogruaro. “Mamma”, “papà” sono state le prime parole che Andrea, 4 anni, ha urlato correndo incontro ai suoi genitori e a Modibò, il fratello maggiore che per anni ha aspettato di incontrarlo. Un'attesa interrotta, di tanto in tanto, via Skype, guardandosi attraverso uno schermo a 6.000 chilometri di distanza l’uno dall'altro.
«L’intesa è stata immediata, ci siamo scambiati un sacco coccole. Se tutto questo è avvenuto con grande naturalezza, lo dobbiamo a Nova, il nostro ente per l'adozione che ci ha sostenuto molto in questi mesi difficili», ricorda Giulio.
Ora in casa Colecchia è tornata la felicità. Per comunicare si parla in francese e in italiano. “Cadeau” (regalo), “voiture” (macchina), “bisou” (bacio). Il tempo perduto, nessuno potrà restituirlo, ma ora si guarda avanti. La gioia sta prendendo il sopravvento, nelle grandi e nelle piccole cose di ogni giorno. La pioggia di sms e telefonate di congratulazioni, l’attenzione dei media sulla vicenda e la tensione, si stanno spegnendo. Ora non resta che lasciare spazio alla normalità, conclude Giulio: «Speriamo per le altre famiglie che ancora attendono, siamo loro vicini, con il cuore e con la mente».
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