«Adesso tocca a Renzi salvare 30 mila imprese»

Gli operatori scendono in campo dopo la dura mazzata «La normativa Bolkestein non tutela la nostra tipicità»
chiosco zona casa bianca jesolo parcheggi gremiti di auto e spiaggia di jesolo
chiosco zona casa bianca jesolo parcheggi gremiti di auto e spiaggia di jesolo

JESOLO. Ora la parola spetta al Governo di Renzi. Gli operatori del settore, ovvero chi lavora su aree in concessione per le quali versa un canone guardano a Roma per cercare almeno di ritardare quello che sembra essere un destino ormai inevitabile. Le gare europee prima o poi arriveranno e l’importante è adesso cercare di rinviarle il più possibile, gettando in tempo le basi per avere sufficienti garanzie e non perdere tutto.

«Abbiamo incontrato il ministro Enrico Costa proprio pochi giorni fa», dice il presidente veneto di Fiba Confesercenti, Lorenzo Vallese, «per esaminare specificatamente i contenuti del progetto di legge che deve garantire agli operatori un congruo periodo di transizione e, soprattutto, il riconoscimento del valore commerciale delle attuali concessioni e della professionalità acquisita. Abbiamo ovviamente ribadito al ministro la nostra richiesta che il periodo transitorio sia di almeno 30 anni e già concordato un ulteriore incontro anche per esaminare le eventuali novità contenute nel pronunciamento della Corte di Giustizia Europea».

Il ministro ha garantito che mercoledì prossimo sarà inserito nel decreto Enti Locali un emendamento che congela la situazione fino alla data di applicazione della normativa ordinaria. Un normativa ponte per superare questa fase. «Il pronunciamento negativo della Corte di Giustizia dell’Ue», ricorda il responsabile nazionale di Cna Balneatori, Cristiano Tomei, «relativa alla proroga delle concessioni demaniali marittime, rappresenta un colpo durissimo. Tocca adesso al Governo trovare gli strumenti che consentano alle 30.000 imprese balneari di proseguire la propria attività, garantendo gli investimenti realizzati, i livelli di occupazione e il lavoro di una vita».

Il presidente di Confturismo Veneto, Marco Michielli, che guida anche la Federalberghi regionale, è perplesso: «L’Europa non considera le singole regioni e tipicità. È una questione che riguarda essenzialmente l’Italia, con spiagge attrezzate. Era bene delegare all’Italia, magari anche a Spagna e Francia questa materia. La Bolkestein è stata approvata a suo tempo e nessuno dei nostri politici, eccetto l’amministrazione regionale, però, se ne è accorto per tempo e la stalla è chiusa ormai. Adesso dobbiamo far capire le nostre tipicità all’Europa. La Bolkestein è fatta dal Nord Europa che non sa neppure cosa sia una concessione demaniale. Certo potrebbe vincere la gara l’operatore stesso, o Totò Riina, società di riciclaggio o soggetti che non hanno know-how specifico destinate a fallire. Noi albergatori siamo direttamente coinvolti perché siamo tra i pochi nel mondo a dare il servizio dall’ospitalità alla spiaggia».

Da Roma interviene Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi: «Chiediamo a Governo e Parlamento di rivolgere attenzione prioritaria alle esigenze delle imprese e delle località balneari. Federalberghi ha chiesto che il piano strategico nazionale di sviluppo del turismo restituisca la necessaria tranquillità agli operatori. Abbiamo inoltre chiesto una tutela speciale per le concessioni demaniali che sono strettamente collegate a imprese che operano su suolo non demaniale: privare un albergo della possibilità di accesso alla propria spiaggia significa condannarlo a morte sicura».

Interviene anche Unionmare Veneto: «Così come ha fatto la Spagna», incalza Leonardo Ranieri, presidente di Unionmare Veneto, «anche l’Italia avrebbe dovuto da tempo stabilire il principio di autodeterminazione dandosi, nel rispetto dell’Europa, regole proprie. Chiediamo che venga riconosciuto un periodo di ammortamento per gli investimenti sostenuti in questi anni».

Infine Maurizio Vianello, presidente nazionale e veneto di Faita-Federcamping, punta il dito sul Governo: «Non avendo definito parametri precisi a livello nazionale, il nostro Paese si è fatto del male da solo. La sentenza evidenzia un principio sul riordino del Demanio tenendo conto della direttiva Bolkestein».

Giovanni Cagnassi

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