Adescava minori sul web fingendosi una ragazzina
Agganciava ragazzini suoi social presentandosi come una giovanissima coetanea dai modi seducenti e alquanto disinibita.
Mettici la curiosità, mettici gli ormoni dell’adolescenza, mettici una diffusa ignoranza sui rischi della rete e dell’inesistente privacy sul web, decine e decine di ragazzini minorenni di tutto il Veneto hanno risposto entusiasti alle lusinghe che ricevevano via post, inviando - in cambio delle foto di lei nuda - centinaia di scatti di loro stessi, nudi o in posizioni erotiche. Peccato che dietro quel profilo si nascondesse un operaio oggi 45enne della provincia veronese, Mirco Milani, che - fingendosi una ragazza in cerca di amicizia, dopo aver scaricato in rete le immagini di una giovanissima nuda - ha adescato decine e decine di minorenni veneti, procurandosi le loro foto private. Migliaia quelle ritrovate sul suo computer.
Ieri, l’uomo è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione dal giudice per le udienze preliminari Andrea Comez, con rito abbreviato e, dunque, godendo di uno sconto di un terzo della pena, in cambio di un processo più celere davanti ad un giudice e non alla corte. Per lui l’accusa è quella di detenzione aggravata e scambio di foto e materiale pedopornografico. Il pubblico ministero Massimo Michelozzi aveva chiesto una condanna più pesante, a 4 anni e 3 mesi di reclusione. Respinta invece dal giudice, la richiesta dell’avvocato difensore di giudicare l’imputato “in continuità” con una precedente condanna.
Oltre settanta i ragazzi che erano caduti nella rete di lusinghe via web dell’operaio - anche della provincia veneziana - ma solo due si sono costituiti a giudizio come parte civile: troppo l’imbarazzo di un processo. A loro, il giudice ha liquidato una provvisionale di mille euro ciascuno, ma è al Tribunale civile che dovranno rivolgersi per avere un risarcimento. I fatti che sono stati contestati a Milani risalgono al 2009-2010. L’uomo era stato individuato dopo la segnalazione di un genitore: i carabinieri di San Bonifacio avevano scoperto così che adescava ragazzi di 12-13 anni attraverso sms e messaggi via Internet. La rete dei controlli si era allargata ed era emerso il raggiro via web, con il falso profilo internet e centinaia e centinaia di immagini a carattere pedopornografico.
Ora è arrivata per l’uomo una prima condanna da parte del Tribunale di Venezia, competente per tutta la regione in materia di reati legati all’utilizzo della rete e alla pedopornografia: reati molto diffusi a livello della regione veneto.
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