Addio di Mestre a Roberto, il mastro orologiaio di Carpenedo. «Era un generoso»

Marta Artico
Che fosse meccanico, automatico, al quarzo, non c’era movimento di qualsivoglia orologio antico o moderno che per lui avesse segreti, tanto vasta era la sua conoscenza di un settore con il quale era tutt’uno e che gli scorreva nelle vene da quando era bambino. È mancato improvvisamente all’affetto dei suoi cari lunedì mattina, Roberto Chiarato, 74 anni, maestro orologiaio per antonomasia, titolare della bottega che porta il suo nome in piazza Carpenedo. Una morte improvvisa, che ha lasciato spiazzati quanti gli volevano bene: i figli Raoul e Martina, l’adorata moglie Gabriella, i nipotini per i quali era un punto di riferimento.
La sua bottega-laboratorio che affacciava su via Ligabue, pullulava di pezzi rari e unici che descriveva con dovizia di dettagli a chi entrava nel suo “regno” costringendolo a distogliere l’occhio intento a indagare una “corona di carica”. In negozio passava giorni e notti, capitava di vederlo a tutte le ore, talvolta anche di domenica se doveva finire un lavoro.
Gentile, misurato, affabile e con una simpatia accattivante, Chiarato aveva imparato da piccolo il mestiere. Dopo le medie era stato “iniziato” all’arte dei “movimenti” in piazzetta Da Re, nell’orologeria Zanella. Affascinato dal mestiere, il papà l’aveva indirizzato a lavorare in quel nel ramo. Grazie alle sue doti era diventato uno dei pochi se non il solo a saper ricostruire i pezzi non più disponibili nel mercato.
«La professione ce l’aveva dentro» racconta la figlia «tanto da fare di lui un mastro orologiaio a tutto tondo». A Tessera dove si trasferì una volta sposato, aprì nel 1969 la prima attività in proprio, un’orologeria oreficeria. Nel 1981 prese casa in piazza Carpenedo. Da una decina di anni aveva trasferito la parte relativa alla vendita di gioielli e si dedicava al suo grande amore, gli orologi. «Non abbiamo seguito le sue orme» racconta ancora Martina «ma sarebbe stato un maestro paziente, perché di pazienza ne aveva da vendere. Il negozio era la sua vita, sommerso di orologi, aggiustarli era per lui una missione da cui traeva soddisfazione». Bottega e famiglia.
Tra gli hobby c’era la moto, con la quale arrivava ogni giorno al lavoro, e poi l’altra passione coltivata in questi anni, la barca. La teneva in Canal Salso e quando la domenica non si materializzava al lavoro, andava in giro per la laguna con parenti e amici. Per questo la moglie e i figli hanno deciso di ottemperare alla sua volontà: disperdere le sue ceneri in laguna. Lunedì, dopo giorni di “clausura”, aveva concordato con la moglie di fare una “capatina” in negozio, ma non ci è riuscito. «Un uomo intelligente, mite, generoso e colto» lo ricordano gli amici «sempre disposto ad ascoltare gli altri senza mai far pesare la sua opinione, trasparente e onesto. Una persona che non feriva nessuno perché si metteva sempre nelle “scarpe” degli altri». Chi lo vuole ricordare può scrivere a martina.chiarato@gmal. com. —
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