Addio al giunco, scomparso dai fiumi

L’allarme lanciato dai naturalisti locali dopo che il “gròeo” è diventato introvabile. La sospetta numero uno? La nutria 

La storia

Dai corsi d’acqua del Sile e della Piave Vecchia fino ai canali litoranei come il Cavetta a Jesolo. È allarme per la scomparsa del giunco palustre, una pianta che da sempre ha caratterizzato il nostro ambiente umido.

Eppure, da qualche anno a questa parte, le piante di gròeo (questo il nome dialettale) sono diventate sempre meno, fino a scomparire in alcune aree: il Basso Piave, appunto.

Tra pescatori e fruitori dei canali si moltiplicano le segnalazioni. Mentre ci si interroga sulle cause. Oltre che sull’inquinamento delle acque, i sospetti ricadono sul proliferare indiscriminato delle nutrie, che si nutrono, tra l’altro, delle radici del giunco, che peraltro svolgono una funzione di consolidamento delle rive.

Tra chi ha segnalato il fenomeno, c’è anche Dino Davanzo, socio del Centro di documentazione “Pavanello” di Meolo, che alla conoscenza delle erbe palustri ha dedicato un progetto di laboratorio didattico.

«Ho ritenuto opportuno segnalare a istituzioni, associazioni culturali e cittadini sensibili un fenomeno che reputo significativo, ma al quale, non disponendo di una spiegazione scientifica, non so attribuire una sicura valenza ambientale», spiega Davanzo, «si tratta della scomparsa totale del giunco palustre da una vasta zona. Ho constatato la scomparsa totale del giunco in modo improvviso, nel corso degli ultimi due anni. Scomparsa confermata da numerose perlustrazioni, luogo per luogo. Ritengo che la scomparsa repentina di una pianta da un ambiente in cui cresce da sempre sia un fatto allarmante, che bisogna capire».

«In contesti diversi», conclude l’esponente del Pavanello, «ho notato le nutrie nutrirsi delle radici del giunco. Non sono in grado di attribuire a questo fatto, pur nella massiccia proliferazione della nutria in tutti gli ambienti d’acqua, una connessione di causa con la scomparsa del gròeo».

Le segnalazioni sono state raccolte anche da Legambiente Veneto Orientale, che le ritiene meritevoli di valutazioni. «Vanno approndite le cause, abbiamo dato la disponibilità ad avviare un percorso di studio», conferma Maurizio Billotto, presidente del circolo Pascutto-Geretto di Legambiente, «è da capire se la riduzione della specie sia data dalla qualità delle acque oppure forse dalla presenza della nutria. Essendo un animale vegetariano, la nutria potrebbe trovare nel giunco un piatto prelibato, danneggiando le capacità di riprodursi della pianta. Di qui la sua scomparsa».

La questione andrà approfondita, anche perché si tratta di un fenomeno nuovo le cui segnalazioni sono recenti. Tanto che il giunco non è stato inserito tra le specie a rischio elencate nello specifico studio realizzato dalla Regione. —
 

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