Addio a “Zeno” Zinato deejay degli afroraduni

Una morte improvvisa lo ha stroncato ad appena 46 anni. Marco Zinato, per tutti Zeno Deejay, è mancato sabato. La sua scomparsa ha gettato nel dolore i familiari e i tanti amici, fan e colleghi, con cui condivideva la passione per la musica, le discoteche, le serate a cercare nel sound frammenti di divertimento e un senso di vitalità ed energia. Nella sua pagina web Zinato – che viveva a Borgoricco – raccontava così il suo incrocio con la musica che gli avrebbe cambiato l’esistenza: «Cominciò tutto per caso». Già da adolescente la sua passione faceva intuire che la musica sarebbe diventata la sua professione e nel 1989 iniziarono le prime domeniche pomeriggio da protagonista, faceva ballare i giovani veneziani al Seven di Mirano. Ci furono poi gli obblighi della leva militare e – al ritorno – un altro intreccio chiave, quello con la figura di Renato Curatola, un riferimento assoluto come organizzatore di afroraduni in Italia e all’estero. Il giovane Zeno si fece progressivamente un nome, non si limitò ai confini del Veneto, e mise in fila tappe in Emilia Romagna, in Trentino e nelle Marche. Il 1994 arrivò l’approdo al celeberrimo Cotton Club, una discoteca di Campagna Lupia, nel Veneziano, che per trent’anni – fra gli anni ’80 e l’inizio del secolo – è stata un riferimento per la musica afro. La vera svolta della carriera: «Da qui partì la mia storia», raccontava Zinato, «che proseguì con mille altre indimenticabili avventure in palazzetti dello sport, discoteche e disco pub, nei quali presenziavo per grandi eventi afro e disco che si tenevano in quegli anni». Sarebbero arrivate tante soddisfazioni, con eventi in tutta Italia e serate pure in Austria e in Germania. Alla dimensione del deejay ha poi affiancato quella di produttore di dischi per la Tribal Italia, in un mix di musica tribal, funky, reggae, brasil e cosmic. —

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