Addio a Sergio Masaro anima critica di Mirano
MIRANO. Mirano perde uno dei suoi ultimi partigiani. Stamattina alle 9.30, nel duomo di San Michele Arcangelo, ci sarà l’addio a Vittorio Sergio Masaro, mancato all’età di 92 anni. Era fratello di Luigi Argeo Masaro, già vicesindaco della città e di recente commemorato a Mirano con una targa in Villa Belvedere. Storica famiglia miranese quella dei Masaro, originaria della borgata Caorliega a Campocroce, protagonisti della guerra di Liberazione prima e del partito comunista poi.
Sergio Masaro fu a lungo militante Pci, che rappresentò anche in Consiglio comunale, a più riprese, tra il 1951 e il 1975. Impiegato nella società telefonica Telve, da anni in pensione, viveva con la moglie Olinda in via Vivaldi, nel capoluogo. Il suo nome resta legato alla lotta di Liberazione. Nella Mirano dove le commemorazioni dei fatti di quegl’anni ancora dividono, Masaro è stato una presenza attiva ma discreta fino all’ultimo.
Scese in campo nel 2009 quando l’allora capogruppo di An Viviani Lorenzon propose di togliere dalla piazza il monumento al partigiano. Masaro fu tra i reduci che si schierarono a guardia della statua, anche fisicamente. Lo scorso ottobre Masaro fu in prima fila di fronte alla targa scoperta in memoria di suo fratello, Argeo Masaro, scoperta al teatro di Villa Belvedere durante la giornata che commemorava gli ex sindaci e amministratori antifascisti.
Stette in silenzio ad ascoltare le memorie lette in quell’occasione, con gli occhi lucidi, senza aggiungere altro, ma fissando a lungo su quella lapide il nome del fratello, che trovava finalmente il giusto riconoscimento dopo tanti anni.
Fu una delle sue ultime apparizioni pubbliche. Tante le dichiarazioni di cordoglio giunte in queste ore alla famiglia: «Ci ha lasciato un antifascista che ha subìto la violenza delle brigate nere», è il messaggio dell’Anpi, l’Associazione dei partigiani d’Italia del Miranese, «Sergio è stato un comunista che ha segnato la vita politica di Mirano. Lo ricordiamo con stima e affetto». «Ha saputo dare tanto alla città con il suo impegno politico ma anche da semplice cittadino», è il ricordo del sindaco Maria Rosa Pavanello, «uomo di elevate qualità umane e morali e straordinaria vivacità e lucidità intellettuali, è stato esempio di coraggio e integrità durante il fascismo e ha accompagnato lo sviluppo della nostra comunità negli anni successivi».
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