Addio a padre Rocco Tomei, ha formato migliaia di ragazzi
CHIOGGIA. La città piange la morte di padre Rocco Tomei, per oltre 60 anni anima e punto di riferimento dell’Istituto Cavanis. Padre Rocco si è spento all’alba di ieri, a 83 anni, nella sua Toscana dove era tornato da un paio di anni, debilitato dalla malattia, per vivere l’ultimo periodo accanto alla sorella Anna.
Un sacerdote non convenzionale, un educatore rigido ma amatissimo dagli ex allievi con cui ha stretto profonde amicizie, un uomo che ha saputo avvicinare alla religione anche persone non praticanti. Un toscano purosangue che però si era saputo integrare a Chioggia amandone le persone e le abitudini.
Era arrivato in città nel ’56, approdando all’Istituto Cavanis, aperto solo da un paio di anni. Lì è rimasto per oltre 60 anni (escludendo un paio di anni a Venezia), formando la quasi totalità degli artigiani di Chioggia, del Polesine e del Piovese e ricoprendo per molto tempo la carica di rettore. Insegnava meccanica, ma con i ragazzi stringeva rapporti di amicizia e di affetto che andavano ben oltre le ore di lezione e gli anni di scuola.
In molti sono rimasti in contatto anche al termine del percorso didattico, tornando a trovare all’istituto o fermandolo per strada quando lo trovavano urlando “Rocco” come tutti lo chiamavano. Era più usuale incontrarlo in tuta da meccanico piuttosto che in abito talare, sempre con la battuta pronta, soprattutto tra gli appassionati di calcio.
«Padre Rocco ha fatto la storia dell’ artigianato locale», ricorda Renzo Voltolina, segretario degli artigiani, «Molti ex allievi continuano a citarlo con l’affetto di chi parla di una figura importante della propria vita. Aveva una enorme forza interiore e la schiettezza di altri tempi. Gli allievi lo ricordano con mille curiosi aneddoti come l’abitudine di girare sempre con la tuta da lavoro e le prediche sicuramente poco convenzionali. Le sue lezioni erano un misto di tornio, educazione civica e religiosa».
Lo conferma anche Luciano Turcato, tra i primi allievi dell’istituto, amico da sempre di padre Rocco. «Chioggia gli deve moltissimo», spiega, «è stato un punto di riferimento per migliaia di persone. Mi ricordo quando appena arrivato mi chiedeva di tradurgli le espressioni dialettali perché non capiva il chioggiotto. Era un grande appassionato di calcio, spesso stava con i ragazzi sui campetti dopo la scuola. Mi ha sposato, ha battezzato mia figlia e celebrato i funerali di mia moglie. Quando sono stato consigliere comunale ho cercato di aiutarlo per risolvere i problemi di trasporto dei ragazzi. Politicamente eravamo agli opposti, ma ci siamo sempre voluti un gran bene».
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