Addio a Franco Semenzato, il «re» delle aste antiquarie

Dalla fine degli anni Cinquanta all’inizio del Novanta dominò il mercato. Poi la crisi e i tentativi di rilancio del marchio con Finarte senza successo

VENEZIA. «Era un leone, ha lottato fino all’ultimo e anche se non aveva più la casa d’aste, i clienti continuavano a cercarlo per consigli sugli acquisti».

Lui era Franco Semenzato, il fondatore del mercato dell’arte antica e dell’antiquariato a Venezia con la casa d’aste che aveva creato con il suo nome alla fine degli anni Cinquanta, e a ricordarlo così è la moglie Maria Luisa, ora che è scomparso a 94 anni di età, dopo una lunga malattia.

«Aveva iniziato nel 1956 con le aste giudiziarie a Venezia - ricorda ancora la signora Semenzato - e la prima, anche per conto del Comune, per l’alienazione del patrimonio di una ricca signora scomparsa, fu un grande successo. Così decise di mettersi in proprio, fondando la sua casa d’aste».

E fu il successo, soprattutto negli anni tra i Sessanta e gli Ottanta, con le sedute d’asta Tra Palazzo Giovanelli e Palazzo Correr dove lui stesso faceva il battitore, con consumata abilità «democristiana», visto che fu sempre grande amico dell’allora segretario del Dc Ciriaco De Mita, fin dagli anni della Cattolica a Milano.

Danzatori come Rudolf Nureyev,attori come Yul Brinner, finanzieri e miliardari giapponesi e americani passarono per quelle sale del palazzo gotico della Semenzato per contendersi i dipinti antichi di Tiziano, Longhi, Tintoretto, ma anche i mobili e gli arredi. E la Semenzato intanto si ingrandiva con sedi anche a Milano, Roma e Firenze, oltre a Venezia.

«Con mio marito, che seguivo nel suo lavoro - ricorda la signora Maria Luisa - abbiamo visitato alcune delle più belle case private italiane, per aste che hanno fatto epoca come quella dei beni di Achille Lauro o di Anna Bonomi Bolchini».

Poi alla fine degli anni Ottanta le prime difficoltà economiche e i problemi, con fusioni e scorpori. Un’alleanza non andata a buon fine con il finanziere Sergio Cragnotti - ex presidente della Lazio - non andata a buon fine , e poi nel ’94 la liquidazione della società.

Non ebbe successo neppure il successivo «matrimonio» all’inizio degli anni Duemila con la Finarte di Giorgio Corbelli(il patròn delle aste televisive di Telemarket) che aveva acquistato poi la casa d’aste, facendo società con Semenzato, cercando di integrare i due marchi, puntando sull’arte moderna e contemporanea a Milano e quella antica a Venezia. Troppo diversi per cultura e temperamento i due uomini, e Semenzato uscì, cedendo le sue quote.

Il tentativo di rilanciarsi con il marchio San Marco casa d’aste - affidata al figlio Marco, con Franco dietro le quinte - nel 2006, non andò a buon fine e dopo qualche anno anche questa casa d’aste chiuse i battenti. «Ormai l’antiquariato non “tira” più, c’è la crisi - sottolinea ancora la signora Semenzato - e la gente alle aste ha paura di alzare il braccio per farsi notare». Con la scomparsa di Franco Semenzato, finisce in fondo definitivamente un’epoca dell’antiquariato d’arte, che aveva Venezia al centro. Lunedì i funerali nella chiesa di San Geremia. —
 

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