Addio a Bruno Nogara, il papà delle guide turistiche

Aveva 98 anni, con il fratello fondò l’associazione e creò il concorso regionale 

VENEZIA. È morto Bruno Nogara, la guida turistica di Venezia per antonomasia. Lui con il fratello Franco hanno fondato l’associazione guide e creato il concorso, in Regione, per ottenere il patentino per questa professione. Bruno aveva 98 anni, per oltre sessanta ha fatto la guida e da alcuni anni era costretto a letto. I funerali si svolgeranno lunedì mattina alle 11 nella chiesa di San Giacomo dell’Orio.

Bruno Nogara ha vissuto un secolo alla grande, come uno dei protagonisti dei fumetti dell’amico Hugo Pratt: incursore della X Mas, una fuga da un campo di prigionia, una condanna a morte evitata per un soffio e anni passati sott’acqua a sminare i porti. E nelle strisce di Pratt diventa Noga Noghi. E poi le lauree, l’amore per Venezia e il rugby che pratica come mediano di mischia.

Bruno era figlio di un ferroviere. Dopo il diploma magistrale si iscrive a Lettere. È un giovane universitario quando scoppia la guerra. Insieme a quattro amici si arruola nella X Mas. Diventa incursore paracadutista della squadra Vega. Fatto prigioniero dagli inglesi finisce in un campo di prigionia in Algeria, Da qui riesce a scappare nascondendosi su un aereo della Raf che collega quel campo alla Sardegna. L’8 Settembre si trova in Friuli e per evitare di essere catturato dai tedeschi si traveste da donna e in cambio di un vestito della festa riceve un mulo con cui si allona. In quel periodo lui è al Nord, mentre uno dei fratelli, sempre della X Mas. si trova al sud. Fratelli su fronti opposti, Lui viene catturato nuovamente dagli inglesi che lo sorprendono in abiti civili. Ritenendolo una spia lo condannano a morte. Gli propongono, per aver salva la vita, di sminare i porti italiani che lui aveva minato. Lo pagano pure. Lui chiede solo una cosa; con lui ci devono essere gli uomini della sua squadra. Salva la vita anche a loro. Lavora alcuni anni per gli Alleati e questo gli permette di mantenere i quattro fratelli rimasti senza il padre morto sotto il mitragliamento della stazione di Mestre. Poi il ritorno a Venezia, il lavoro di guida, le tre lauree (Lettere, Lettere Moderne e Storia). Parlava correttamente: francese, spagnolo e inglese.



«Per noi è la Guida con la G maiuscola. Io come molti altri, gli devo tutto. Se ho imparato qualche cosa è grazie a lui - racconta Luigina Romor, guida turistica di Venezia -. Era una persona meravigliosa, sempre pronto ad aiutarti e a mettere il suo sapere a disposizione. Non c’è guida che non abbia studiato a casa sua per ottenere il patentino. Aveva una cultura infinita ed era modesto. Accompagnava, allo stesso modo, Fabiola di Belgio o la Thacther, come l’ultimo americano del gruppo».

Ricorda il figlio Marco: «Nonostante la grande cultura rimaneva modesto. A lui ti potevi rivolgere in qualsiasi momento per avere un’informazione. La sua grande cultura si basava anche sull’aneddotica. Aveva una capacità unica di raccogliere storie e aneddoti dalla persone. E non era geloso del suo sapere». —


 

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