Acquedotto di Venezia, tubi vecchi di un secolo

Il 35 per cento delle tubazioni risale a fine Ottocento. Per sistemarle Veritas ha bisogno di almeno 15 milioni all’anno

VENEZIA. Dopo Firenze rischio crolli della pavimentazione anche a Venezia? Nella città storica il 35 per cento delle tubazioni risale alla fine dell’Ottocento. Grossi tubi in ghisa che hanno più di un secolo, ma sopportano una pressione notevole, capaci di portare 300 litri d’acqua potabile al secondo.

A Firenze la perdita d’acqua della tubatura ha provocato il cedimento improvviso del terreno sul Lungarno, inghiottendo una decina di auto. Potrebbe succedere anche qui? «No, perché in quel caso la falla era attiva da molto tempo», dicono a Veritas, «qui il controllo è abbastanza esteso. E le falle sono monitorate soprattutto con la pressione». Quando gli strumenti registrano un calo della pressione c’è un guasto nella rete».

A febbraio mezza Mestre finì senz’acqua

Niente pericoli immediati, dunque. Ma l’età media della rete idrica veneziana, estesa per decine di chilometri, è piuttosto alta. Molti tubi importanti risalgono a 130 anni fa. «La manutenzione si fa, ma servono risorse», dicono alla società che gestisce l’acquedotto. 10-15 milioni di euro l’anno la necessità secondo le stime del direttore Andrea Razzini. Intanto la situazione è a rischio. Ci sono stati molti incidenti negli ultimi due anni. Con lo scoppio improvviso di una grande tubatura a San Giuliano, poi in campo San Cassiano. Allagamenti e riparazioni che hanno scongiurato il peggio.

Ma come mettere in sicurezza l’intera rete? «È difficile tenere sotto controllo tutto», dicono i tecnici di Veritas, «non ci sono i sensori, i segnali di rottura possono venire soltanto dai cali di pressione. Difficile anche sapere dove sono le criticità maggiori. Le mappa risalgono in parte anch’esse a fine Ottocento, quando la città era diversa. E non è possibile, avvertono i tecnici, procedere a una sostituzione generalizzata degli impianti nel sottosuolo. Significherebbe sventrare mezza città con le conseguenze che ne derivebbero». Dunque? «Abbiamo bisogno di finanziamenti per avviare una manutenzione a lungo termine», dicono a Veritas, «in ogni caso un’opera che richiede molto tempo perché si dovrà avviare a tappe.

C’è chi rimpiange i tempi in cui Aspiv, la società dell’acquedotto, si occupava soltanto della messa in sicurezza e della gestione delle condutture dell’acqua, poi assorbita nella holding Veritas. «Ma l’attenzione è rimasta la stessa, anzi è migliorata», assicurano a Veritas. Quotidiane le analisi sulla qualità delle acque che escono dal rubinetto. E una qualità media alta, anche se diverso è il sapore tra le varie aree della città. «In alcune zone può essere più forte il gusto del cloro, dove le tubature sono vecchie. Ma la qualità è la stessa, le differenze possono dipendere dai tubi privati».

 

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