Acqua granda a Venezia, due anni dopo resta la paura. Accolto l’85% delle domande di indennizzo

Distribuiti oltre 32 milioni di euro per sistemare i danni, ma resta ancora molto da fare. Tesserin: «Basilica ancora fragile»

Vera Mantengoli
Il vaporetto trascinato dall’acqua sopra le rive
Il vaporetto trascinato dall’acqua sopra le rive

VENEZIA. Venezia inondata dall’acqua, annegata dalla pioggia e frustata da un vento indemoniato. Sono passati due anni da quell’indimenticabile 12 novembre 2019 che ha messo in ginocchio la città, ma ha anche mostrato la forza di una comunità di riprendersi. Nel mezzo, il 3 ottobre 2020, l’attivazione temporanea del Mose.

I VOLONTARI

Aveva appena compiuto 18 anni quando Alice Andreanelli di Venice Calls è stata chiamata dal Quirinale per comunicarle che le avevano assegnato la medaglia «Alfiere della Repubblica» come volto simbolo degli angeli di quei giorni. «A casa mia entrava acqua dai muri, ma già da quella notte noi amici abbiamo iniziato a organizzarci per il giorno dopo alle 12 a Rialto dove avremmo trovato un centinaio di persone pronte ad aiutare» ricorda Andreanelli, ora studentessa di Ingegneria ambientale. «Abbiamo aperto subito un canale Telegram per organizzare gli aiuti che andavano dalla pulizia delle calli ad asciugare i libri fradici».

Venice Calls ancora oggi continua a organizzare incontri sull’ambiente e a mantenere vivo l’impegno per la città. Nel gruppo del Morion sono cresciuti i Fridays For Future che ieri hanno svolto un’assemblea a Mestre. «Di quei giorni ho un ricordo bruttissimo della città, ma anche di un forte senso di comunità e sono nate delle amicizie».

L’edicola che fu strappata via dalle acque
L’edicola che fu strappata via dalle acque

LA BASILICA

Per Tesserin una cosa positiva c’è e andrebbe ribadita molte più volte. «Il Mose funziona e questo ci ha permesso negli ultimi due anni di non subire più quelle acque alte devastanti» spiega. «Quella notte la cripta venne quasi interamente coperta. Oggi i lavori per la Basilica sono partiti, ma il ritardo più grande è stato non attivare il Mose sei anni fa perché quello è stato un tempo perso».

I FONDI

Per quanto riguarda i ristori ai cittadini sono state presentate 6. 916 domande di contributo e accolte 5. 877. A oggi la struttura commissariale ha emanato 25 stralci di indennizzi con i quali si è proceduto a riconoscere oltre 6 milioni a 2. 242 privati cittadini e oltre 26 milioni a 2. 796 tra attività sociali, di culto, economiche e produttive, per un totale pari a ben 32 milioni euro. A questi vanno aggiunti quasi altri 2 milioni di delegazioni di pagamento: per chi non fosse stato in grado di sostenere le spese per le quali poi avrebbe dovuto chiedere il rimborso, la struttura commissariale ha dato la possibilità di cedere il credito direttamente al fornitore.

Le domande liquidate corrispondono a oltre l’85% del totale delle pratiche presentate (lettera C). Per quanto riguarda le opere pubbliche: a oggi sono stati stanziati all’interno del piano emergenziale riconosciuto dal Dipartimento della Protezione Civile e autorizzato con delibere del Consiglio dei Ministri poco più di 57 milioni euro serviti per 130 interventi affidati a 232 imprese, selezionate privilegiando quelle locali. A oggi oltre l’85% delle opere sono state ultimate. 

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