Acqua alta, vertice da Brugnaro

Il sindaco vuole migliorare il servizio maree. L’Ispra nel 2008: «Previsioni affidabili solo a breve»
Di Alberto Vitucci

In balìa del vento. Invece di migliorare ed essere più precise, le previsioni delle maree si scostano sempre più dalla realtà. È il caso di domenica notte, quando la punta massima di acqua alta è arrivata a 104 centimetri, contro una previsione di 140 centimetri – e ipotesi ancora più alte – via via ridotta a 130-120 nelle ultime ore. Che fare? Il sindaco Luigi Brugnaro ha convocato per i prossimi giorni un vertice tecnico. «Voglio capire», dice, «cosa è successo».

Diversi i fattori che hanno portato per la prima volta l’Ufficio Maree di Ca’ Farsetti a toppare la previsione. Non ultima forse l’uscita di scena per il pensionamento dell’ingegnere Paolo Canestrelli, fondatore del centro negli anni Ottanta e autore dei modelli ancora oggi usati per le previsioni. Si è trattato anche di un evento meteo particolare. Le annunciate previsioni di vento forte di scirocco per fortuna non si sono avverate e l’allarme si è rivelato infondato. «Meglio avvisare e poi annullare l’allarme», ha commentato il nuovo dirigente dell’Ufficio maree Emanuele Medoro, «che non avvisare».

Molte le proteste che sono arrivate in Comune anche per il lungo black-out delle previsioni di sabato. La segreteria telefonica e gli sms inviati ai 60 mila abbonati parlavano di marea eccezionale e di una quota di almeno 140 sul medio mare. Ma non ci sono stati aggiornamenti. Colpa forse delle scarse risorse a disposizione.

Un problema, soprattutto in vista dell’avvio del sistema Mose, che dovrebbe essere ultimato nell’estate del 2018. Chi deciderà allora e su quali basi di chiudere le paratoie? A chi spetterà la decisione? Il sindaco Brugnaro rivendica a sè i poteri come sindaco metropolitano, forte anche della legge dell’agosto 2014 che prevedeva il passaggio di quei poteri dal Magistrato alle Acque» declassato a Provveditorato dopo lo scandalo Mose «alla Città Metropolitana. Ma resta il problema di affinare e migliorare le previsioni. Per non sottovalutare gli eventi, ma nemmeno dare falsi allarmi che sarebbero nocivi anche all’attività portuale.

In uno studio pubblicato all’indomani degli eventi eccezionali di acqua alta del dicembre 2008, il dirigente del servizio Laguna di Venezia-Ispra Maurizio Ferla tracciava un quadro approfondito della natura di quei fenomeni. Che avevano tenuto a mollo la città per sette ore. Fenomeni amplificati allora dal vento di scirocco, che aveva cominciato a soffiare senza essere previsto. «Una previsione esatta, che può scostarsi dal reale di 4 centimetri», scriveva il ricercatore, «si può avere soltanto un’ora o due prima del picco di mare. Se si fanno le previsioni 48 ore prima, il range di errore varia da più a meno 20 centimetri, tre giorni prima l’errore può essere nell’ordine anche di 40-50 centimetri. È quanto è successo domenica. Con l’allarme giustamente dato giovedì, poi non aggiornato viste le modifiche del vento da scirocco a bora. Previsioni che per essere più fedeli hanno bisogno di una rete di boe per il vento in Adriatico. Oppure, come suggerisce qualcuno, di controlli capillari affidati alla Capitaneria.

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