Accusò un carabiniere di violenza chiesto un anno per calunnia
Calunnia, falsa testimonianza e tentata estorsione, queste le pesanti accuse delle quali si è trovata a rispondere, ieri, la giovane donna che ha accusato il capitano dei carabinieri Claudio Martino, un tempo in servizio al Nucleo Radiomobile di Mestre ora in Calabria, di violenza. Il suo difensore, l’avvocato padovano Aurora D’Agostino ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato (giudizio allo stato degli atti e senza ascoltare testi, ma in caso di condanna con sconto di un terzo sulla pena) davanti al giudice veneziano dell’udienza preliminare Marta Paccagnella e il procuratore aggiunto Carlo Nordio ha chiesto la condanna della donna per i primi due reati a un anno e un mese di reclusione, mentre ha sostenuto l’assoluzione per la tentata estorsione.
Il magistrato, nella sua requisitoria, ha anche chiaramente affermato che l’ufficiale dell’Arma non ha costretto l’ex fidanzata ad un rapporto sessuale orale, come invece lei sostiene.
Due i motivi - ha spiegato - che lo hanno convinto a ritenere il capitano Martino non colpevole e la sua ex, invece, responsabile di calunnia. «Sarebbe stato da pazzi costringere una donna ad un rapporto sessuale negli alloggi della caserma», ha spiegato il procuratore aggiunto, «non tanto perché le urla di lei qualcuno le avrebbe sentite e invece questo non è accaduto, ma perché andandosene, scendendo le scale e percorrendo poi il giardino, avrebbe potuto incontrare altri inquilini, anch’essi carabinieri, e piangente riferire quelle che le era accaduto».
In secondo luogo, nel computer sequestrato al capitano ci sono fotografie della stessa ragazza nuda e in atteggiamenti sessualmente provocanti, scattate nell’alloggio dell’ufficiale dopo l’episodio che lei ha denunciato come violenza sessuale. E il rappresentante dell’accusa ha citato in particolare una fotografia, presumibilmente scattata da Martino, in cui si vede la giovane che passeggia in Piazza Ferretto con un impermeabile aperto e sotto non ci sono vestiti né biancheria intima. Il procuratore aggiunto, però, ha ritenuto anche di chiedere al giudice, naturalmente prima della sentenza, una perizia per datare con certezza quelle fotografie in modo da avere la sicurezza che siano state scattate dopo i fatti denunciati dalla giovane
Dopo di lui sono intervenuti l’avvocato di parte civile Daniele Grasso che ha chiesto un risarcimento di 50 mila euro per i danni morali patiti dall’ufficiale a causa della denuncia. Infine, l’avvocato D’Agostino si è battuta per dimostrare che la sua assistita ha raccontato la verità e che le foto trovate nel computer di Martino sono tutte precedenti all’episodio della violenza perché la giovane non avrebbe avuto più alcun rapporto con il capitano dopo i fatti.
Giorgio Cecchetti
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