«Accuse prive di fondamento, risponderemo»
VENEZIA. «Quanto affermato nella sua lettera - che abbiamo ricevuto anche noi - da Elisabetta Ottolenghi, rispetto alla vendita sul mercato di libri del fondo di Eugenio Ottolenghi, per quanto ci riguarda, non ha fondamento. Ci riserviamo, naturalmente, nelle sedi proprie di rispondere, ma certamente le cose non stanno nel modo in cui lei riferisce. Si tratta di una vicenda molto sgradevole anche per la stima e l’affetto che lega la Fondazione al nome di Ottolenghi. Faremo comunque un’attenta verifica documentaria sul fondo Ottolenghi per rispondere con cognizione di causa a quanto ci viene contestato». È laconica e anche un po’ imbarazzata la risposta del presidente della Fondazione Querini Stampalia Marino Cortese alle pesanti contestazioni che Elisabetta Ottolenghi, nipote di Eugenio, che - da giornalista e uomo di cultura e fratello di quel Carlo che di presidente illuminato della Querini Stampalia - aveva deciso di lasciare i suoi beni proprio all’istituzione veneziana, compresa appunto la sua biblioteca. Che ora, secondo quanto dichiara la nipote, sarebbe stata di fatto smembrata, mettendo in vendita in alcune librerie veneziane parte dei libri che ne facevano parte. Va ricordato che la Querini Stampalia solo pochi mesi fa aveva intitolato una sala della sua biblioteca a Eugenio Ottolenghi, proprio in segno di omaggio e riconoscenza per quanto fatto nell’istituzione. La lettera di Elisabetta Ottolenghi, oltre che a Cortese, è indirizzata a Giorgio Busetto, a lungo direttore della stessa Fondazione Querini Stampalia ed esecutore testamentario delle volontà di Eugenio Ottolenghi. E insieme a lui, evidentemente, che Cortese compierà la verifica annunciata sul fondo Ottolenghi per rispondere nel merito e in modo puntuale alle accuse della nipote del giornalista che fu anche caporedattore alla Rai di Venezia. Eugenio Ottolenghi aveva sempre frequentato la Biblioteca Querini Stampalia e aveva partecipato assiduamente a tutte le attività della Fondazione. Alla sua morte aveva appunto lasciato per testamento alla Querini Stampalia la sua casa, la sua ricca biblioteca e una cospicua somma.
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