«Accuse infondate e lesive dell’onorabilità»

Parlano i legali dell’ufficiale dell’anagrafe assolta nell’ambito dell’inchiesta su Keke Pan

CAVARZERE. «Le accuse contro Paola Garbin, impiegata del Comune di Cavarzere, si sono rivelate completamente infondate e lesive della sua onorabilità e della dignità professionale». A spiegarlo sono gli avvocati Ermes Mozzato e Fabio Schiavarello dopo la sentenza del processo che ha portato all’assoluzione (perché il fatto non sussiste) dell’impiegata per associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta su Keke Pan, il cinese “re di via Piave” a Mestre.

Il processo si è sviluppato in circa sei mesi, a partire dall’autunno scorso, con otto udienze dibattimentali. «Paola Garbin», spiegano gli avvocati, «è stata accusata di aver fatto parte dell’associazione di Keke Pan allo scopo di favorire l’immigrazione clandestina. Quale ufficiale dell’anagrafe di Cavarzere, era stata accusata di aver tenuto condotte omissive e attive per favorire le richieste di residenza di cittadini cinesi e rendere effettive le presenze fittizie dei cittadini cinesi nei luoghi di residenza in occasione dei controlli dei vigili. Secondo le accuse, l’impiegata avrebbe fornito informazioni utili al sodalizio per raggiungere gli scopi e gli obiettivi preposti».

Tutte le accuse nei suoi confronti sono crollate. Spiega l’avvocato Ermes Mozzato: «Niente è stato dimostrato. Grazie alle testimonianze introdotte della difesa sono state demolite le tesi accusatorie ipotizzate dagli agenti che hanno contribuito alle indagini, in particolare quelle dell’agente sotto copertura che aveva sostenuto che Garbin fosse sicuramente un’associata all’organizzazione perché Keke Pan gli aveva detto di rivolgersi a lei preferibilmente quando si recava allo sportello di Cavarzere. In realtà questa preferenza era derivata da scelte di opportunità legate a mera simpatia occasionale rispetto ad altri impiegati, più ostici e nulla di più».

Nulla, sostengono gli avvocati, hanno saputo dire tutti i teste dell’accusa in merito a quali fossero state le effettive omissioni della Garbin o gli atti contrari al dovere di pubblico ufficiale. «Al contrario», spiegano Schiavarello e Mozzato,«è emerso che l’organizzazione ha cercato più volte di creare un varco con l’anagrafe con continue pressioni non solo verso la Garbin, ma anche col sindaco e col comandante dei vigili, cui la stessa Garbin si era rivolta per denunciare queste circostanze. La stessa ha pure informato i propri superiori della situazione anomala data dall’elevato numero di cinesi che presentavano richieste di residenza, ma senza ottenere alcuna direttiva. Grazie a questo lavoro d’indagine e produzione documentale, finalmente Paola Garbin si prende la meritata soddisfazione dopo essere stata denigrata come pubblico ufficiale».(a.ab.)

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