Accusato di truffa, avvocato assolto

Chioggia. Processo per un’eredità milionaria, stessa sentenza anche per il padre

CHIOGGIA. Non è facile per un avvocato sedere sul banco degli imputati e ieri è capitato al 43enne chioggiotto Amedeo Boscolo Cappon, che alla fine è stato assolto dal giudice monocratico di Venezia Claudia Ardita assieme al padre Vincenzino (80 anni) perché il fatto non sussiste (erano difesi dagli avvocati Michele Godina, Virna Salviati e Stefano e Stefano Doroni. L’accusa era pesante, truffa aggravata: al centro della vicenda l’eredità di un parente facoltoso, Serafino Boscolo Cappon, un tempo titolare dell’hotel Pineta di Sottomarina, che avrebbe lasciato circa dieci milioni di euro in immobili e danaro, tutto al fratello Vincenzino.

Stando al capo d’imputazione, i nipoti Marcellino, Amedea e Marcellina avevano avviato una causa civile per dichiarare la nullità del testamento che dichiarava Vincenzino unico erede. Le due parti, però, erano arrivati ad un accordo per transare: i nipoti avrebbero ritirato la causa in cambio di un milione e 300 mila euro, entro il 19 aprile 2013. C’era però una condizione, l’accordo sarebbe decaduto se si fosse presentato qualche altro erede a chiedere una parte dell’eredità. E, prima della scadenza, si sarebbe presentato l’avvocato Amedeo, figlio di Vincenzino, il quale avrebbe avviato una causa con la quale chiedeva a sua volta di ottenere una parte dell’eredità. Nel frattempo, i cugini avevano già rinunciato alla loro causa e in questo modo sarebbero rimasti truffati, non avendo per le mani alcuna garanzia da parte della controparte. Secondo l’accusa, l’avvocato Amedeo, che aveva seguito l’intera trattativa per conto dell’anziano padre, avrebbe previsto quella clausola risolutiva dell’accordo transattivo appositamente per far decadere l’intesa e, quindi, non versare la cifra a Marcellino, Amedea e Marcellina, che non avrebbero più potuto fare alcunché, essendo nel frattempo trascorsi quattro anni.

Ieri, in aula, i tre cugini si sono costituiti parte civile con l’avvocato Piero Galimberti, il quale ha chiesto la condanna degli imputati e soprattutto il risarcimento del danno. Mentre il pubblico ministero ne ha chiesto l’assoluzione, così i tre avvocati delle difesa, che si sono battuti per un’assoluzione piena sia per il collega avvocato sia per l’anziano padre. Il giudice si è ritirata in camera di consiglio e le sono bastati pochi minuti per emettere la sentenza di assoluzione.

Giorgio Cecchetti

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