Accusata di falso, maestra rischia il licenziamento

Per ottenere il passaggio in ruolo “dimentica” di dichiarare che 20 anni fa aveva patteggiato 6 mesi per omicidio colposo

VENEZIA. Rischia il licenziamento o, almeno, lei lo teme. Come, del resto, è accaduto al, professore di filosofia di Bergamo, il quale aveva dichiarato di non aver avuto condanne penali, anche perché nel certificato penale ad uso amministrativo c’era riportata in grande la parola «Nulla». Invece, era stato condannato ad un’ammenda di 200 euro dal giudice di pace per atti contrari alla pubblica decenza (i carabinieri lo avevano beccato mentre faceva la pipì su un cespuglio di notte).

Ieri, infatti, per la maestra veneziana (insegna in una scuola di terraferma) è iniziato il procedimento disciplinare, essendo stata convocata dal dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Domenico Martino, il quale dopo averla sentita alla presenza del suo legale, l’avvocato Alessandro Menegazzo, ha accolto la richiesta di sospendere il procedimento disciplinare in attesa della conclusione del processo penale, visto che la maestra è stata segnalata anche alla Procura della Repubblica per il reato di falso in atto pubblico.

Ecco i fatti. Adesso l’insegnante ha 40 anni, venti anni fa, quando aveva ottenuto da poco la patente, era stata protagonista di un tragico incidente stradale. Nell’impatto era rimasta uccisa una persona e, dopo qualche mese, lei con il suo difensore avevano scelto di uscire dal procedimento per omicidio colposo, patteggiando una pena di sei mesi di reclusione con la sospensione condizionale. Lo scorso anno, nel compilare la richiesta indirizzata al ministero dell’Istruzione, per ottenere il passaggio in ruolo e un posto fisso, aveva risposto negativamente alla domanda se avesse riportato condanne penali.

Confortata anche da quel “nulla” riportato senza ombra di dubbio sul certificato penale amministrativo, che lei stessa aveva richiesto e allegato. Ma per l’Ufficio scolastico provinciale si è trattato di un’autocertificazione falsa, visto che venti anni fa lei una condanna l’aveva riportata, come in realtà sta scritto nel certificato penale ad uso giudiziario. Il «Nulla» sul certificato amministrativo è presto spiegato: la pena patteggiata con la sospensione condizionale, dopo cinque anni, se nel frattempo non ne arrivano altre, si estingue, sparisce. Non solo, il patteggiamento non è tecnicamente una condanna, anche se è equiparata a quella.

Insomma, c’è più di un motivo che ha spinto la maestra a dichiarare che non aveva riportato condanne. Ora la speranza è che nel procedimento penale, alla fine, la stessa Procura chiede l’archiviazione dell’accusa di falso, sostenendo che non c’era da parte della donna alcuna volontà di falsificare il documento, insomma era in totale buona fede. O, anche di fronte ad una citazione a giudizio, sia il giudice, al termine del processo ad assolverla. In attesa di questa decisione dell’autorità giudiziaria, che non sarà sicuramente velocissima a causa delle migliaia di procedimenti in attesa, l’Ufficio scolastico provinciale sospende il disciplinare, permettendo alla maestra di continuare il suo lavoro, in attesa della sentenza. Una soluzione che ha trovato il pieno accordo dell’avvocato Menegazzo.

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