Accusa di molestie ai dipendenti. Dirigente della Regione Veneto a giudizio

VENEZIA. Andrà a processo l’ex dirigente regionale accusato di aver chiesto favori sessuali ad alcuni suoi sottoposti in cambio di un avanzamento di carriera. A decidere il rinvio a giudizio, chiesto dal pubblico ministero Giorgio Gava, è stato ieri mattina il giudice per le udienze preliminari (Gup) David Calabria. La prima udienza è fissata per il prossimo 4 febbraio, davanti al tribunale collegiale.
Le accuse di violenza sessuale e concussione nei confronti di alcuni colleghi riguardano Antonio Bonaldo, 63 anni, di Mirano, in pensione dal 31 dicembre del 2018. Da dirigente regionale Bonaldo lavorava nell’ax Palazzo di Grandi stazioni di Fondamenta Santa Lucia, vicino alla stazione ferroviaria, ed era a capo dell’ Unità organizzativa Ricerca Distretti e Reti.
Secondo l’accusa il dirigente avrebbe approfittato del suo ruolo di capo approcciando alcuni giovani colleghi - quattro quelli che hanno contribuito all’indagine - assunti con contratti a termine. Avrebbe messo loro le mani sulle parti intime, promettendo di interessarsi al loro futuro professionale in Regione. E, in caso di rifiuto dei ragazzi, avrebbe spiegato che per loro sarebbe stato difficile proseguire la carriera, mettendo in difficoltà i ragazzi, in buona parte alle prime armi nel mondo del lavoro.
Gli episodi finiti al centro dell’inchiesta risalgono ad anni fa, quello più vecchio è datato 2011. Con l’obiettivo di allontanare temporaneamente il dirigente dal luogo dove si sarebbero consumati i reati, la gip Barbara Lancieri aveva disposto anche l’interdittiva dal lavoro, nell’estate dello scorso anno. Il dirigente, difeso dall’avvocato Patrizia Vettorel, era però stato reintegrato anche se aveva deciso di ornare al lavoro, e di smaltire le ferie fino all’arrivo della pensione.
La notizia dell’indagine era scoppiata sollevando un vespaio di polemiche negli uffici della Regione. Perché Bonaldo era uno dei dirigenti più apprezzati, esperto nei temi della ricerca e dell’innovazione, capace di raccogliere risorse dai bandi internazionali; ma soprattutto perché voci su alcuni dipendenti da lui molestati giravano già da tempo, senza che nessuno però fosse mai intervenuto. La Regione lo spiegò con il fatto, nonostante alcune segnalazioni ci fossero state, non c’erano mai state delle prove. Ora la Regione si è costituita parte civile.
Le presunte vittime, le cui testimonianze sono state raccolte dal pubblico ministero, hanno riferito circostanze analoghe tra loro quanto agli approcci a sfondo sessuale da parte del loro capo. Quattro parti offese, e quattro casi di molestie: il primo è a cavallo tra il 2011 e il 2012 mentre l’ultimo, molto più recente, risale novembre del 2017. Da parte sua Bonaldo, ha sempre negato ogni addebito, spiegando che non poteva avere nel suo ruolo, né poteri disciplinari, né di avanzamento di carriera, e che quindi quanto sostenuto dai giovani fosse del infondato. Ora sarà il tribunale collegiale a decidere se le accuse nei suoi confronti siano fondate o meno. —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia