«Accordo sui prezzi» La Ue sospetta la Pometon

L’azienda siderurgica di Maerne nel mirino della Commissione europea Le altre quattro imprese indagate patteggiano ammende per 30 milioni di euro
Di Alessandro Ragazzo

MAERNE. La Pometon di Maerne finisce nel mirino della Commissione europea, che sospetta il gruppo di accordi con i concorrenti per fissare i prezzi sui prodotti abrasivi in acciaio nello Spazio economico europeo (See), violando così le norme sulla concorrenza. Se fosse considerata colpevole, rischia una multa che può arrivare fino al 10 per cento del fatturato mondiale annuo dell’impresa.

L’indagine di Bruxelles era partita con degli accertamenti senza preavviso ancora nel giugno 2010. Lo scorso aprile, la stessa Commissione ha chiuso una transazione con quattro società (Ervin, Winoa, Metalltechnik Schmidt e Eisenwerk Würth) che hanno ammesso la loro partecipazione al cartello. Il totale delle ammende inflitte è di 30 milioni e 707 mila euro.

L’indagine sull’azienda metallurgica di Maerne è proseguita secondo la procedura prevista in questi casi dalle normative europee che mirano a garantire la libera concorrenza. Gli abrasivi in acciaio sono delle particelle sfuse usate per pulire o trattare le superfici metalliche nei settori siderurgico, automobilistico, metallurgico e petrolchimico. Servono pure a tagliare le pietre dure come il granito e il marmo.

La Commissione sospetta che Pometon possa aver concordato una componente essenziale del prezzo con altri operatori, la cosiddetta «maggiorazione dei rottami», e che l’intesa abbia avuto delle ripercussioni sul mercato dello Spazio economico europeo.

«La Commissione ritiene inoltre in via preliminare», si legge in una nota diffusa da Bruxelles, «che Pometon possa aver concordato con altri operatori di non farsi concorrenza sul prezzo praticato a singoli clienti. Se accertati, questi comportamenti costituiscono una violazione dell’articolo 101 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) e dell’articolo 53 dell’accordo sullo Spazio economico europeo (See), che vietano le pratiche commerciali anticoncorrenziali».

Ma siamo ancora alla fase formale delle indagini della Commissione sulle sospette violazioni delle norme dell’Unione europea; ed è proprio la Commissione a informare le parti interessate e a quel punto le imprese hanno il diritto di esaminare i documenti contenuti nel fascicolo che riguarda ognuna di loro. Infine possono rispondere per iscritto e chiedere di essere ricevute per spiegare le loro osservazioni sia ai rappresentanti della Commissione sia alle autorità nazionali garanti della concorrenza. E se fosse dimostrata l’infrazione, scatterebbe l’ammenda.

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