Accoltellò l’ex badante: condannato
La grave accusa di tentato omicidio è stata confermata, ma la pena non è stata pesante, presumibilmente considerata l’età dell’imputato. Ieri, il Tribunale di Venezia presieduto dal giudice Sara Natto ha condannato il 77enne Giorgio Meneghini a cinque anni e sei mesi di reclusione. Dovrà, inoltre, versare alla donna moldava che ha aggredito e ferito una provvisionale di diecimila euro (il risarcimento complessivo verrà stabilito con una causa civile).
Il pubblico ministero Laura Cameli aveva chiesto una condanna a dieci anni, mentre il difensore, l’avvocato Ettore Santin, si era battuto affinchè l’accusa venisse derubricata in lesioni volontarie. I fatti risalgono al 18 ottobre 2014 e da quel giorno l’imputato è agli arresti domiciliari in un appartamento dell’Istituto don Vecchi di viale don Sturzo a Mestre, dove rimarrà a scontare la sua pena.
Durante la scorsa udienza erano stati sentiti i testimoni, in particolare poliziotti e medici dell'ospedale dell'Angelo che avevano accolto e curato la signora e che in aula avevano ricostruito ciò che era accaduto. Il difensore, con le sue domande, aveva puntato a dimostrare che la vita della donna non era mai stata davvero in pericolo, mentre la parte civile - la 40enne moldava si è costituita con l'avvocato Paola Bosio - e la rappresentante dell’accusa avevano cercato di sostenere che le due coltellate ricevute dalla donna erano su parti del corpo con organi vitali. La donna era stata la badante dell'anziano pensionato e i due avevano anche avuto una relazione, ma poi lei aveva saputo che era sposato e non ne aveva più voluto sapere. Meneghini non aveva accettato il suo rifiuto, così quel giorno l'aveva aspettata in macchina con un coltello a scatto sotto la casa di lei, in via Oberdan.
La donna, appena arrivata all'ingresso del condominio, era stata raggiunta dall'uomo che impugnava il coltello. Aveva appena fatto in tempo a chiedergli cosa faceva lì ed era stata aggredita: due fendenti uno al torace, l’altro al collo. La donna, nonostante le ferite, era riuscita a lottare e far cadere l'anziano: gli era salita sopra e, con il cellulare, aveva chiamato in aiuto la figlia. Lui, però, era riuscito a scappare.
I passanti erano riusciti a fornire una descrizione dell'uomo e a rilevare modello e numero di targa dell'auto agli agenti delle Volanti che poco dopo avevano rintracciato Meneghini, ancora insanguinato, e lo avevano arrestato.
Quindi, il primario di Rianimazione Carlo Maggiolo e il medico del Pronto soccorso che avevano accolto la donna in ospedale avevano spiegato, incalzati dalle domande anche dei giudici del Tribunale, che le ferite riportate dalla donna non erano state gravi, visto che la lama del coltello sul torace non aveva raggiunto la pleura, così quella al collo aveva appena sfiorato la giugolare.
Ma erano mancati pochissimi centimetri perché accadesse e se fosse successo la vita della donna sarebbe stata in serio pericolo.
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