Accesso abusivo al sistema finanziere va a processo

Per la Procura il militare avrebbe fatto 10mila interrogazioni alle banche dati La difesa ribatte: risultano operazioni anche quando l’uomo era in malattia
VENEZIA. Diecimila accessi in un solo anno, il 2014, alle banche dati a disposizione della Guardia di Finanza per acquisire informazioni sui cittadini e le imprese per le indagini. Per la Procura, con il pubblico ministero Roberto Terzo, si configura il reato di accesso abusivo al sistema informatico. Ieri un finanziere di stanza a Venezia è stato rinviato a giudizio al termine dell’udienza preliminare davanti alla gup Roberta Marchiori, nonostante la difesa, rappresentata dall’avvocato Marco Zanchi, si sia battuta per il non luogo a procedere. Il processo si aprirà il 19 gennaio davanti al tribunale monocratico.


L’indagine a carico del finanziere aveva preso il via da un controllo interno alle Fiamme Gialle: diecimila accessi al sistema informatico in un anno erano parsi infatti troppi, nonostante questa sia una delle strade attraverso cui i militari possono acquisire informazioni. Nel corso delle indagini il finanziere, che ha anche reso un interrogatorio, ha dimostrato che parte di quegli accessi alle banche dati erano stati effettuati realmente da lui per motivi di servizio legati ad alcune indagini su cui stava lavorando. Le date di effettuazione di altri accessi, invece, corrispondono a momenti in cui il militare era assente dal lavoro perché in licenza o in malattia. In particolare, secondo la difesa, sarebbe lampante l’estraneità del finanziere all’accusa visto che alcuni accessi risalgono al periodo in cui il militare era prima in ospedale - ricoverato in gravi condizioni - e in seguito in convalescenza a casa, impossibilitato a muoversi. E gli accessi alle banche dati nelle disponibilità della Finanza possono essere fatti esclusivamente dai computer di servizio, non dai pc di casa.


L’ipotesi iniziale della Procura è che il finanziere, attraverso le interrogazioni alle banche dati, recuperasse informazioni sui cittadini da cedere poi alle agenzie di recupero del credito. Nel corso delle indagini, tuttavia, sono state sentite alcune persone che avrebbero smentito di avere pendenze di quel tipo. Anche le indagini sulle utenze telefoniche dell’uomo avrebbero avuto esito negativo. Perché, quindi, il finanziere avrebbe dovuto recuperare tutta quella mole di dati? La difesa sostiene che parte del materiale serviva al finanziere per motivi di lavoro, ma non è stato certo lui a fare tutti quegli accessi al sistema informatico: nessuna accusa verso altri, ma solo la volontà di uscire dal procedimento. L’auspicio della difesa era quello di chiudere già ieri la partita. Ora si va a dibattimento e la difesa è già al lavoro per dimostrare l’estraneità ai fatti dell’imputato.


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riproduzione riservata © La Nuova Venezia