Accademia, boom di studenti cinesi

La Cina è vicina all’Accademia di Belle Arti di Venezia, sempre di più. Un autentico “boom” di studenti del Paese orientale che vogliono iscriversi ai corsi dell’istituzione artistica veneziana, rappresentando ormai il 10 per cento degli iscritti.
«Le iscrizioni all’Accademia sono in crescita costante» conferma il professor Giuseppe La Bruna, docente di Scultura che da oltre un anno dirige l’istituzione «e siamo a quota 1370 studenti, ma gli studenti cinesi sono circa 130. In realtà le richieste di iscrizione da parte loro sarebbero dell’ordine delle 3-400, ma non siamo in grado di accoglierli tutti e per questo abbiamo limitato a 130 gli ammessi. Sono interessati in particolare ai corsi d’arte e di musica e hanno identificato nell’Accademia il luogo per la loro formazione, anche per l’aspetto della manualità e dell’apprendimento delle tecniche. Abbiamo a questo proposito firmato a Shanghai nel gennaio dello scorso anno una convenzione con il “Culture & Creativity College” della città cinese, legato all’università Tongji per aprire una sede denominata “Accademia di Belle Arti di Venezia”dove i nostri docenti tengono anche workshop e lezioni preparatorie per selezionare gli studenti cinesi da iscrivere alla nostra Accademia.
Anche l’iniziativa “Study in Venice” che abbiamo stipulato con Ca’ Foscari, Iuav e Conservatorio Benedetto Marcello, punta anche a integrare i nostri corsi pratici e di laboratorio anche con lezioni teoriche. Il punto è anche trovare luoghi di residenza in città per questi studenti, visto che i tre quarti dei nostri iscritti in Accademia alloggiano fuori Venezia. Abbiamo già stipulato anche una convenzione con l’università Bejhang di Pechino per uno scambio tra studenti e docenti anche qui con workshop tenuti da alcuni dei nostri professori. E abbiamo già attivato con il Ministero dell’Università il Progetto Turandot che ci consentirà di poter formare per dieci mesi allievi cinesi per studiare l’italiano e la storia dell’arte».
La sede - bella ma non funzionale degli Incurabili alle Zattere, con un restauro dell’ex convento che si è rivelato purtroppo inadeguato alle esigenze didattiche - è insufficiente ormai per le esigenze dell’istituzione, che dispone ora solo di alcuni spazi sull’isola di San Servolo per il corso in tecnologie dell’Arte, in costante crescita. E per questo il futuro su cui l’Accademia punta per la sua espansione è ora Forte Marghera, come spiega il professor La Bruna.
«Qui noi abbiamo già due ampi spazi, il Padiglione 35 e il Padiglione 36» spiega ancora il direttore dell’Accademia «che però devono essere interamente recuperati per non essere usati solo per i laboratori estivi. Qui vogliamo rilanciare nuovi corsi legati alla tradizione artistica e artigianale che si sta perdendo, legati al vetro, al legno, all’oreficeria e al mosaico, realizzando anche workshop e laboratori aperti a tutti nei mesi estivi. In questo modo potremmo spostare a Marghera circa 500 studenti, rendendo così più funzionale anche l’uso della sede degli Incurabili. Contiamo anche nella collaborazione del Comune, interessato fortemente al rilancio di Forte Marghera, di cui l’Accademia potrebbe diventare una presenza permanente».
Ma sono molte altre le iniziative in programma per l’Accademia, che continua anche la sua collaborazione con il Teatro La Fenice per la realizzazione di scenografie create dai suoi studenti, come per lo spettacolo “Le metamorfosi di Don Pasquale” rappresentato in questi giorni al teatro Malibran.
Tra di esse, un convegno internazionale sulla spiritualità e il legame con l’arte, in collaborazione con Ca’ Foscari e un’iniziativa espositiva legata al tema della disabilità che sarà proposta in concomitanza con la Biennale Architettura del prossimo maggio.
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