Aborto, il Consiglio mette una “pezza”

I Comitati delle donne invadono la sala a tutela dei loro diritti. Nuovo documento, ma la maggioranza si spacca in due
Di Enrico Tantucci
INTERPRESS/GF.TAGLIAPIETRA. CONSIGLIO COMUNALE LEGGE 194. 17.06.2013.-
INTERPRESS/GF.TAGLIAPIETRA. CONSIGLIO COMUNALE LEGGE 194. 17.06.2013.-

Una maggioranza ormai allo sbando. Il Consiglio comunale - anche sotto la pressione della protesta delle donne e dei Comitati che le rappresentano, che ieri hanno pacificamente “invaso” l’aula di Ca’ Farsetti, intervenendo nel dibattito con le loro rappresentati - riesce a mettere una «pezza» all’imbarazzante mozione-lampo sulla legge sull’aborto, approvata la settimana scorsa (su proposta del consigliere Pd Franco Conte) che tutelava solo i medici obiettori di coscienza senza spendere una parola sull’effettiva attuazione della legge 194. Ma non riesce a approvare una mozione unitaria a tutela dell’effettivo diritto delle donne all’interruzione di gravidanza. Approvate infatti sia una mozione proposta dal capogruppo del Pd Claudio Borghello (28 sì, un no, 3 non votanti), sia una mozione presentata dal capogruppo della Federazione della Sinistra Sebastiano Bonzio (15 favorevoli, 5 contrari, 5 astenuti). Due mozioni sostanzialmente identiche e votate più o meno dagli stessi consiglieri ma che distinguono politicamente chi aveva detto sì - con un grave errore politico, riconosciuto ieri in aula dal sindaco Giorgio Orsoni - all’ordine del giorno di Conte e chi, come appunto la Federazione della Sinistra, o la Lista in Comune, se ne era invece dissociato. Unica, reale differenza - che ha provato il voto contrario dell’Udc, altro pezzo di maggioranza, al testo di Bonzio - la richiesta della creazione di un albo regionale dei medici obiettori che rifiutano di praticare l’interruzione di gravidanza. A nulla è servito l’accorato appello di Orsoni alle sue due componenti della maggioranza a convergere su un testo unitario. Così come - come è stato sottolineato anche dai banchi delle opposizioni, che pure hanno in parte votato le mozioni della maggioranza - non si è neppure ritenuto di tentare di coinvolgere l’intero Consiglio comunale su un tema così centrale cone quello dei diritti della donna ad abortire, che va al di là degli schieramenti politici. Ad aprire il dibattito, dopo un presidio a Ca’Farsetti, erano state le rappresentanti di comitati e associazioni: la presidente delle Consulta delle cittadine MariaTeresa Menotto, Simonetta Luciani del Comitato ”Se non ora quando” , Arianna Martignon dell’Udi di Venezia, Italia Scattolin per la Cgil. Da tutte la profonda indignazione per la superficialità con cui il Consiglio comunale, a loro avviso, approvando la mozione Conte, aveva dimostrato nel trattare il tema del diritto all’interruzione di gravidanza che anche nel Veneto è di fatto in parte negato e complicato, visto che la percentuale dei medici obiettori sfiora il 78 per cento, invitando perciò a ridare peso e funzione ai consultori e a verificare l’effettiva attuazione del servizio. Come ha ricordato anche Bonzio, all’Ospedale di Venezia sono obiettori sei ginecologi su 8, a Mestre 8 su 10, mentre a Chioggia i sette ginecologi in servizio obiettano tutti. Da parte sua, il consigliere Conte, intervenendo a fine dibattito ha spiegato che la sua mozione non voleva essere nelle sue intenzioni contraria all’applicazione della 194, ma tutelare i diritti dei medici obiettori, che emendamenti parlamentari della Sinistra, poi ritirati, avrebbero potuto mettere in discussione. La mozione - le mozioni - approvata chiede l’effettiva applicazione della 194 anche attraverso la mobilità del personale della Regione, chiede un monitoraggio della sua attuazione sul territorio veneziano, anche con il coinvolgimento delle associazioni e comitati di donne e impegna il sindaco a richiedere alla Regione e all’Ulss a «assumere tutte le necessarie misure affinchè sia data piena attuazione alla legge sul territorio comunale, garantendo una completa offerta di servizi alle donne» La mozione Bonzio chiede anche l’assunzione di medici «a gettone» che sostituiscano gli obiettori nell’interruzione di gravidanza e prevede un albo regionale degli obiettori, perché le donne sappiano in anticipo a quali ginecologi potersi rivolgere per un problema così delicato come l’aborto, evitando il rischio di un ritorno all’illegalità.

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