Aborto da difendere Presidio delle donne lunedì in Comune
Non si spegne la polemica sulla mozione approvata dal consiglio comunale veneziano sull’obiezione di coscienza e sono le donne le prime protagoniste della protesta.
Lunedì a Ca’ Loredan, a Venezia, si riunisce il consiglio comunale, con una seduta convocata in via straordinaria, e allora le donne della Cgil di Venezia assieme al movimento di “Se non ora quando”, all’Unione donne italiane e agli studenti medi hanno deciso di organizzare un presidio «contro le strumentalizzazioni politiche che puntano ad indebolire e attaccare la legge 194». Una occasione per porre all’attenzione della politica veneziana la questione femminile partendo dalla difesa della legge fino al tema del lavoro: «Questo paese martoriato dalla crisi presenta un conto pesante sul terreno occupazione e dell’emergenza sociale, dove è diventata quotidianità la violenza sulle donne, la precarietà, lo sfruttamento, il lavoro nero connotato al femminile», segnala il documento del sindacato che invita tutti al presidio lunedì dalle 14, con un appello rivolto alle donne ma anche agli uomini. «In ballo non c’è solo la tutela del diritto sancito per legge all’interruzione di gravidanza, in un Veneto dove quasi l’80 per cento dei ginecologici sono obiettori», segnala Italia Scattolin, «ma chiediamo al Comune di farsi carico davvero delle difficoltà di tantissime donne lavoratrici e precarie». Parlano anche le donne del Pdl veneziano. «La recente inopportuna irruzione del consiglio comunale nella delicata questione dell’obiezione di coscienza impone a nostro avviso una seria riflessione e una ricognizione sullo stato della tutela dei diritti della donna», dicono Anna Brondino, Monica Di Lella, Deborah Onisto, Lorenza Lavini, Maria Giovanna Ronconi che fanno emergere il loro disagio per un voto del consigio comunale «affrontato con superficialità».
«Noi non siamo per l’aborto, che resta un problema legato inevitabilmente alla coscienza di ciascuna, ma per la tutela e la garanzia di diritti sanciti da una legge dello Stato», dicono le donne del Pdl, e continuano: «L’obiezione del medico è un diritto così come lo è quella della donna di ottenere un servizio di assistenza e di trattamento medico come previsto dalla legge».
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