Aborto clandestino in casa mamma finisce sotto inchiesta

Il piccolo, figlio di una donna dell’Est residente in Riviera, è venuto alla luce senza vita Il feto aveva più di tre mesi e per questo la donna è stata indagata. Sarà decisiva l’autopsia

DOLO. La gravidanza è finita anzitempo. Non nella sala parto di un ospedale, ma nella stanza di un appartamento in Riviera del Brenta. Il feto è venuto alla luce con la testa staccata dal corpicino ancora in formazione. La madre, una donna originaria dell’Europa dell’Est, è ora indagata dalla Procura di Venezia per la violazione della legge sull’aborto. Il feto avrebbe infatti più di tre mesi, ovvero il tempo massimo consentito dalla normativa per procedere legalmente all’aborto nelle strutture sanitarie, con tutte le tutele del caso per la donna. Come sia avvenuto il parto in casa, è tutto da ricostruire. Se ne sta occupando il pubblico ministero Massimo Michelozzi che ha disposto l’autopsia sul feto. L’incarico verrà conferito questa mattina al medico legale Antonello Cirnelli, anche se il dramma risale ad alcune settimane fa. Da allora il corpicino del piccolo è stato ricomposto nell’obitorio dell’ospedale di Dolo in attesa che, compiuti tutti gli accertamenti del caso, una mano pietosa gli dia sepoltura.

Restano molti i punti da chiarire su questa vicenda e fondamentali saranno gli esiti dell’autopsia che potrebbero anche cambiare i reati che il pm Michelozzi al momento contesta alla madre del piccolo. In particolare si dovrà capire se la donna abbia fatto tutto da sola o se sia stata aiutata da qualcuno. E ancora se il suo progetto fosse sin dall’inizio quello di sbarazzarsi del piccolo che portava in grembo senza passare per una struttura sanitaria o se il parto sia avvenuto all’improvviso e la situazione sia presto degenerata nel dramma, con la donna presa dal panico. Di certo nell’appartamento dopo la tragedia è intervenuto il Suem che ha prestato le prime cure alla donna.

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