Abiti e pose sconvenienti le cameriere contro l’oste

Una causa di lavoro e un procedimento penale avviato da due dipendenti Nel primo il titolare dei Canottieri ha perso, il secondo è ancora in corso

VENEZIA. Stando alle testimonianze di due ex dipendenti, l’Osteria ai Canottieri (al civico 690 di fondamenta San Giobbe), si trasformava, almeno la sera dei giovedì di ogni settimana, quasi in un locale a luci rosse. «Alcune ragazze venivano fatte distendere sul bancone e i liquori venivano serviti ai clienti sulla coppa formata dal loro ombelico, mentre per la tequila il sale veniva servito cospargendo il sale sul collo delle ragazze». Si tratta dei verbali estratti da un processo davanti al giudice del lavoro Margherita Bortolaso, un procedimento terminato con una sentenza che ha dato ragione ad un cuoco e ad una cameriera: il titolare è stato condannato a pagare al primo 12 mila e 500 euro e alla seconda undicimila e 400. Ma i guai per l’oste non sono terminati qui, infatti il 26 novembre dovrà comparire davanti al giudice di pace per rispondere di ingiurie perché interpellava le dipendenti con nomignoli poco simpatici e poi le invitava a vestirsi con abiti succinti, soprattutto durante le settimane del Carnevale.

Per quanto riguarda la causa davanti al Tribunale del lavoro, i due dipendenti hanno presentato ricorso con l’avvocato Enrico Cornelio perché licenziati verbalmente ben quattro mesi prima della scadenza del contratto: avrebbero dovuto concludere il rapporto alla fine del settembre 2013 mentre per uno il licenziamento è scattato il 4 maggio dello stesso anno, per l’altra il 12. Non solo: il cuoco e la cameriera avrebbe dovuto lavorare soltanto due ore, una sera alla settimana, invece il cuoco è stato impegnato dalle 17 alle 24 sette giorni su sette, festivi compresi, e la cameriera dalle 10,30 alle 17 da lunedì a giovedì, dalle 10,30 alle 24 gli altri giorni. «È pacifico», scrive il giudice del lavoro, «che il duplice rapporto è cessato anticipatamente rispetto alla scadenza... i ricorrenti assumono a seguito di contrasti insorti a fronte di legittime rivendicazioni salariali, avrebbe loro intimato di starsene a casa; dal canto suo il titolare sostiene invece che furono i ricorrenti a lasciare il posto di lavoro».

Il magistrato sostiene che l’istruttoria, sia per quanto riguarda l’orario sia per quanto riguarda l’avvenuta cessazione del rapporto, conferma le tesi del ricorso firmato dall’avvocato Cornelio. «Il lavoratore», conclude la giudice Bortolaso, «ha diritto non tanto alla reitegrazione nel posto, bensì al risarcimento del danno, che va liquidato nelle retribuzioni che gli sarebbero spettate dal licenziamento alla scadenza naturale del contratto». Per questo ha deciso che il titolare dell’Osteria Ai Canottieri dovrà pagare 12 mila 500 euro al cuoco e 11 mila 400 alla cameriera.

Giorgio Cecchetti

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