Abbracciano l’albero per difenderlo. Mamma e figlie a processo

Avevano circondato la robinia  per difenderla dall'abbattimento. Identificate dai vigili, sono alla sbarra per interruzione di pubblico servizio

PADOVA. «Stiamo pensando di denunciare i residenti che hanno ostacolato il servizio pubblico a Città Giardino.L’amministrazione ha prima di tutto il dovere di tutelare i cittadini e gli alberi di Città Giardino sono stati posti in classe D, ovvero a rischio caduta. La nostra prima preoccupazione non è se i residenti sono contenti o se sono stati informati uno per uno».

Promessa mantenuta da parte dell’(ex) assessore al Verde Andrea Micalizzi all’indomani della manifestazione pacifica di un colorato gruppo di residenti del centro. Ieri sul banco degli imputati davanti al giudice Salvagno si sono ritrovate tre manifestanti, una mamma (moglie di un noto professionista) e le due figlie (di 22 e 20 anni), poco mancava ci fosse pure il fratellino classe 2000 che, all’epoca dei fatti, era sotto i 14 anni (quindi non imputabile) eppure era stato con solerzia ugualmente denunciato dalla Polizia municipale che aveva chiesto ai presenti le generalità.

L’accusa? Interruzione di pubblico servizio perché «impedivano l’intervento disposto dal Comune, per ragioni di tutela della pubblica incolumità, di abbattimento di una decina di alberi presenti in via D’Annunzio per la loro successiva sostituzione frapponendosi fisicamente tra gli operai della ditta incaricata dal Comune e gli alberi da tagliare». Nessuna violenza, per carità. Anzi, mamma e figlie come altri abitanti della zona (le vie Configliachi e laterali) avevano deciso di “abbracciare” le robinie per proteggerle simbolicamente da quell’abbattimento destinato a valorizzare il cemento e mortificare il verde, secondo i tantissimi comitati spontanei nati in varie aree cittadine contro le operazioni “taglio alberi”. Un'anziana, residente da decenni in quella strada, non era riuscita a trattenere le lacrime perché quelle robinie le aveva viste crescere. «Quegli alberi sono cecchini pronti a colpire perché il rischio cedimento è molto elevato... Come tecnici abbiamo la responsabilità etica della sicurezza dei cittadini» aveva ribadito il capo settore Barbariol. Niente da fare per quel giorno: operazione solo rinviata e denuncia assicurata per mamme e ragazzi scesi in strada in difesa degli alberi. La giustizia ha lavorato: è stata aperta un’inchiesta dalla procura e per le tre imputate è arrivato un decreto penale di condanna al pagamento di una multa di 4 mila euro a testa per un totale di 12 mila euro. A quel punto la decisione di impugnare il decreto penale e affrontare il processo: il 19 luglio la parola alle imputate.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia