Abbattuti gli ultimi pini Restano le polemiche
SPINEA. Giù gli ultimi pini marittimi, arrivano carpini e tigli. “Regalo di Natale” agli spinetensi, pur da punti di vista diversi: ieri in piazza Marconi è iniziata infatti la seconda fase dell’abbattimento degli ultimi cinque pini rimasti e la piantumazione di 14 nuovi alberi. Per alcuni il dono è metafora ironica e polemica di uno scempio denunciato già mesi fa, per altri invece è il passo decisivo verso una piazza più a misura di città.
Di sicuro il colpo d’occhio in centro è cambiato: ieri mattina le motoseghe hanno abbattuto gli ultimi dei 13 pini marittimi della piazza. Della loro sorte si era discusso, polemizzato e manifestato a lungo nei mesi scorsi: contrari soprattutto gli ambientalisti, per i quali il taglio dei pini è l’ennesimo scempio per una città che di tutto ha bisogno tranne che di sostituire pini storici e in salute con alberelli giovani e di nessuna utilità ambientale.
In disaccordo il Comune, per cui invece i lavori rispondono a un diverso disegno urbanistico della città. «I lavori permetteranno al parcheggio della piazza di diventare un’area polivalente per ospitare manifestazioni pubbliche, di oltre 2 mila metri quadrati», fanno sapere dal municipio, «i pini tra l’altro hanno dissestato strada e marciapiedi, rendendoli pericolosi. Inoltre, lungo via Roma, provocavano problemi di oscuramento dell’illuminazione, mentre nel parcheggio le radici avevano invaso i pozzetti, rendendo difficile lo scolo dell’acqua, con continue spese per i sottoservizi. I nuovi alberi risolveranno questi inconvenienti e creeranno una nuova barriera allo smog. In via Matteotti si è decisa la piantumazione di carpini bianchi, con chioma a sviluppo verticale e radici che non interferiscono con i marciapiedi e i sottoservizi. Lungo via Roma invece si darà vita a un piccolo boschetto di tigli».
Resta critico il comitato Difesa Ambiente e Territorio, che con Legambiente aveva contestato l’abbattimento dei pini: «Non ci è piaciuto fin dall’inizio il modus operandi di una giunta che si vanta degli alberi piantati negli ultimi cinque anni per cercare di non perdere la faccia e avere le mani libere per tagliare alberi sani senza perizie certificate che dimostrino la reale pericolosità e che ne giustifichino l’abbattimento», tuona il presidente Vincenzo Franzin, «il sacrificio di 13 piante sane, ci pare l’unica cosa concreta, ma anche un prezzo assai salato per il raggiungimento della famosa “Piazza lunga un chilometro”».
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