A Venezia il guru dei parkour Patkuns per lo spot della Red Bull
Salta da un ponte all’altro, sfida la gravità e dà del filo da torcere ai poliziotti che cercano di fermarlo. La pubblicità fa discutere

un frame di Cashing Love
VENEZIA. Parkour a Venezia. Salta da un ponte all’altro, sfida la gravità e dà del filo da torcere ai poliziotti che cercano di fermarlo. Lo spot finisce letteralmente con il botto, in Bacino San Marco sotto ai fuochi d’artificio del Redentore dello scorso 14 luglio.
Ieri su Facebook la
Red Bull
, sponsor della scorsa edizione del Carnevale, ha postato il nuovo video pubblicitario ambientato in città, che ha sollevato qualche perplessità tra chi sostiene che Venezia non sia un eterno set e chi invece è felice che la città ispiri nonostante tutto storie d’amore un po’ folli, come i
parkour
, gli atleti che superano qualsiasi ostacolo abbiano davanti a loro, spesso saltando.

Una delle scene dello spot della Red Bull
La trama dello spot “Cashing love” (Inseguendo l’amore) con protagonista il guru dei parkour Pasha Patkuns, è da copione, ma inversione frizzante: lui e la fidanzata arrivano a Venezia per il Redentore. Lui si fa fotografare in bilico su un vaporetto da cui cade, perdendo la sua bella. A quel punto scatta l’inseguimento per ritrovarla. Patkuns come una molla salta da una barca all’altra, arrivando perfino sul tetto della Marciana. «Per uno che pratica questo sport è sicuramente bello vederlo, ma capisco che possa creare qualche disturbo a chi sostiene che è una città d’arte unica», commenta Jaco Tombolani, uno dei parkour veneziani dell’associazione Apta Parkour a.s.d. «Noi abbiamo deciso di allenarci a Mestre, ma vederlo qui è davvero bello».
Nell’inseguimento Patkuns passa per i luoghi meno noti della città, arrivando in Giudecca dove trova la sua donna in tempo per trascorrere insieme la “notte famosissima”. «Mi hanno chiesto di fare la comparsa e ho detto di no», dice Andrea Barina dell’associazione Poveglia per tutti . «Il video è molto scenico e coglie, in parte, il lavoro sull’acqua dei veneziani. Spero che non passi però l’idea della città parco giochi che purtroppo si rafforza sempre di più». Claudio Moretti della libreria Marco Polo in Giudecca non è preoccupato che la città ne risenta: «Non penso che qualcuno lo emulerà», afferma secco. «Hanno portato un tipo di lavoro ai veneziani che non è turismo e li ho visti lavorare, hanno rispettato la città».

Dai tuffi dai ponti alla tintarella sulle rive, c’è chi invece ha la sensazione che tutto sia concesso, al di là del Daspo di cui si parla in questi giorni: «Quello che in una città è spettacolare ed espressione di una gioiosa rottura delle regole», commenta Lidia Fersuoch di Italia Nostra, «a Venezia diventa l’opposto perché è già ferita ed è come buttarci del sale sopra. Guardando questo spot penso a quello che dice Salvatore Settis quando afferma che c’è un piacere nel profanare Venezia». La pensa all’opposto Claudio Vernier, presidente dell’associazione Piazza San Marco: «Credo che le persone abbiano l’intelligenza per distinguere uno spot dalla realtà», commenta. «È un video d’amore e trovo bello che Venezia lo ispiri ancora». —
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