A Venezia chiede l'elemosina con i gatti: «Intervengano i vigili»
VENEZIA. Intervenire, ma con equilibrio. È questa la richiesta che ieri mattina gli animalisti hanno fatto alla Polizia Locale, quando hanno segnalato la presenza in città di un senza dimora che da qualche giorno chiede l'elemosina tenendo due gatti al guinzaglio.
Gli animali non risultano a prima vista in stato di deperimento fisico, ma dalle continue segnalazioni sembra che il signore li esponga per troppe ore, impedendo loro di muoversi come farebbero con molte probabilità se fossero liberi. «Il signore è conosciuto» ha detto Cristina Romieri del Gruppo Vegan, portavoce delle associazioni animaliste «e non fa male a nessuno, ma bisognerebbe aiutare sia lui che i gatti che comunque, nonostante abbiano un aspetto sano, sembra che stiano troppe ore immobili al guinzaglio. Sappiamo quanto può essere profondo il legame con un animale ed è per questo che abbiamo chiesto alla Polizia Locale di intervenire per controllare che gli animali stiano bene, ma anche che l’eventuale sequestro sia provvisorio e volto a dare un aiuto a entrambi». Il caso del signore con i gatti, visto al Billa delle Zattere e a San Moisè vicino a Calle XXII Marzo, riapre un'eterna domanda: fino a che punto è giusto togliere un animale a una persona che fa l'elemosina anche se viene utilizzato come strumento per indurre pena ai passanti e quindi ricevere soldi?
La legge comunale attuale sul benessere degli animali (approvata il 26 novembre di sei anni fa) vieta in maniera assoluta l'uso di animali per accattonaggio, pena sequestro e sanzione. Lo scorso novembre, in Strada Nuova, i vigili avevano sequestrato due cani meticci, usati come mezzo per chiedere l'elemosina, gli animali erano stati poi portati all’Ulss. Non era stata la prima volta, lo stesso era accaduto nell’estate precedente. In ogni occasione questo tipo di intervento ha suscitato molte polemiche tra chi ritiene corretto togliere il cucciolo dalla strada e dalle mani di un padrone che lo usa per mendicare e chi invece sostiene che spezzare un legame tra uomo e animale, senza verificare fino in fondo le condizioni di vita di quest’ultimo e l'intensità è un segno di crudeltà.
Da tempo gli animalisti chiedono che venga ripristinato lo scorso regolamento comunale (17.2.2006) che vieta l'accattonaggio «qualora gli stessi animali fossero palesemente sfruttati a tal scopo e in cattive condizioni e non ne fosse certificata la proprietà». Nel caso del signore in questione si è chiesto che i gatti vengano affidati all'Ulss per controlli, ma preferibilmente in via temporanea, fino a quando non sia chiaro se anche l'uomo voglia affidarsi a delle strutture per farsi aiutare.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia