«A Venezia ben 374 antenne, un numero spropositato»

Convegno dei Club Unesco sulla telefonia mobile, l’allerta per i siti sensibili. Lettera del Codacons per diffidare i gestori: «Così non saranno in buona fede»

VENEZIA. Che l’elettrosmog possa provocare dei danni alla salute ormai è appurato. Per la prima volta lo ha dichiarato la storica sentenza di qualche giorno fa a Ivrea che ha riconosciuto il legame causale tra tumore e uso eccessivo del cellulare. A oggi però non esistono ancora studi precisi a riguardo, sebbene Codacons stia portando avanti la richiesta di inserire nei telefoni o sulle confezioni una scritta che avverta l’utente degli eventuali rischi.  Ieri pomeriggio, in occasione della conferenza “Antenne per la telefonia mobile: nuovo allarme a Venezia”, organizzato nella Caserma Cornoldi dal Club per l’Unesco di Venezia, si è scelto di affrontare l'argomento usando due parole chiave: responsabilità ed educazione.

I dati. Prima di tutto si è detto che, proprio per i milioni di turisti presenti nella città storica, Venezia in rapporto alla sua grandezza ha una quantità sproporzionata di antenne che servono per garantire la massima copertura ovunque. Attualmente nel Comune di Venezia ci sono (dati Arpav) 374 impianti radio di cui 342 stazioni radio base per telefonia mobile e 32 impianti radiotelevisivi. «Venezia sarebbe una città come le altre» ha detto l’esperto Dino Damian «ma per dare sfogo al grande traffico telefonico è sempre più richiesta maggiore copertura».

Siti sensibili. Oltre alle battaglie in corso per l’Istituto Foscarini, circondato da antenne, e Murano, più volte segnalato dal Comitato per la Salvaguardia della Salute dell’isola, i relatori hanno indicato Piazzale Roma come il luogo con il maggior numero di antenne. 

Che fare? I più esposti sono i bambini e i ragazzi, ma la loro educazione dipende dai genitori e dalle scuole: «Bisognerebbe andare nelle scuole e spiegare ai ragazzi l'uso corretto dei cellulari» ha detto il medico Monica Ghirardini «A Venezia almeno i bambini escono nei campi, ma in terraferma si tende a rimanere a casa e a usare di più i telefoni. Anche i genitori dovrebbero rendersi conto che meno lasciano i loro figli davanti ai cellulari, più ne traggono benefici».

Studi in corso. Per adesso, come ha ribadito Anna Zucchero di Elettrosensibili, l’associazione che unisce le persone che sono particolarmente sensibili ai campi elettromagnetici, l’Oms non ha ancora finanziato degli studi a riguardo (forse per i forti interessi in campo) e solo a La Spezia ha riconosciuto questo disagio come vera disabilità. Oltre al buon senso, chi si volesse proteggere da un’antenna vicino a casa, può usare la lettera che Codacons rilascia a chi ne avesse bisogno dove vengono scritti tutti gli effetti possibili negativi: «In questo modo» ha spiegato l’avvocato e presidente Codacons Franco Conte «il documento toglie la cosiddetta buona fede al responsabile che, nei casi in cui si debba ricorrere a una denuncia, non potrà dire non lo sapevo».

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