A Venezia ammoniti e sospesi quattro cyberbulli di 14 e 15 anni
VENEZIA. Lasciavano messaggi vocali e pure scritti, sulla chat di WhatsApp della classe dalla quale l’avevano buttata fuori accusandola di aver fatto la spia con gli insegnanti. Messaggi di ogni genere, insulti gratuiti anche in riferimento al fatti che è straniera.
Lei non ha ancora 15 anni e anche loro quattro hanno la stessa età. Tutti frequentano un istituto superiore del centro storico e sono in classe insieme. Era diventata il loro bersaglio ad ogni ora del giorno e della notte, durante la settimana e durante il weekend. Un mese di insulti che una sua amica, rimasta all’interno della chat, le riportava puntualmente. Una situazione insostenibile per l’adolescente. Alla fine il preside della scuola ha capito la situazione e con i genitori della ragazzina si è rivolto ai carabinieri della Compagnia di Venezia.
Ai militari del capitano Savino Capodivento è bastato poco per ricostruire la vicenda e una volta individuato i quattro ragazzini e stabilito che fossero solo loro ad usare i device da dove partivano i messaggi hanno richiesto al Questore di emettere un ammonimento nei loro confronti. Lo hanno richiesto in accordo con il preside e con i genitori della vittima di questi cyberbulli.
Poteva essere scelta anche la via della denuncia penale. Hanno preferito una strada più immediata ed evitare di infierire con un procedimento penale che può marchiare per sempre dei ragazzi adolescenti.
L’ammonimento, in cui si avvisa il destinatario che deve cambiare atteggiamento altrimenti scatta la denuncia. È il primo applicato in provincia di Venezia per cyberbullismo. Ha le stesse caratteristiche dell’ammonimento per atti persecutori. Ed è l’anticamera per un eventuale procedimento penale se il comportamento dei ragazzi non cambia. I quattro ragazzi, oltre a ricevere l’ammonimento che viene emesso dal Questore, in quanto autorità di pubblica sicurezza della provincia, sono stati sospesi per quindici giorni a testa dalla scuola.
«È stata fondamentale la collaborazione della scuola. Da mesi organizziamo incontro negli istituti superiori per parlare di questo fenomeno e osserviamo la massima attenzione da parte del mondo scolastico» spiega il capitato Savino Capodivento.
«Questa vicenda dimostra come il nostro impegno ha un senso. Non dobbiamo mai scordarci che il comportamento persecutorio di certi ragazzi nei confronti di loro coetanei è stato alla base di tragedie. Ci sono stati ragazzi fragili che non hanno retto al fenomeno del bullismo e si sono uccisi».
Il provvedimento chiesto dai carabinieri è stato emesso dal Questore come prevede la legge. Spiega il commissario capo Giovanni Olmi che lavora alla Divisione Anticrimine della Questura: «I provvedimenti di ammonimento in materia di cyberbullismo sono uno strumento di fondamentale importanza nell’ottica della prevenzione, perché consentono di intervenire in tempi molto rapidi per arginare situazioni che potrebbero degenerare in conseguenze molto più gravi, consistenti sia in un aggravamento delle condotte vessatorie, sia in reazioni o gesti estremi della vittima» continua Olmi.
«Non ha finalità repressive, bensì preventiva e di correzione del comportamento dell’autore, che viene posto nelle condizioni di poter di cambiare. La misura può essere richiesta, prima che sia presentata denuncia, in relazione ad episodi di ingiuria, diffamazione, minaccia o illecito trattamento di dati personali perpetrati, mediante internet, da persona minorenne che abbia compiuto 14 anni ai danni di altro minorenne. La richiesta può essere presentata in qualsiasi ufficio di forza di polizia. È importante che della possibilità siano a conoscenza non solo le potenziali vittime, ma anche i genitori e tutte le persone che sui minori esercitano una posizione di responsabilità».
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