A Venezia altre 34 nuove camere di albergo. Scoppia il caso sul sistema delle deroghe

Via in commissione all’iter della delibera. De Martin difende il provvedimento. Tra gli interventi, l’edificio del magnate Kwong

Eugenio Pendolini
Palazzo Donà in campo Santa Maria Formosa, ex sede di uffici comunali, diventerà l'Hotel Grandeur Oxley srl, che fa capo a Ching Chiat Kwong».
Palazzo Donà in campo Santa Maria Formosa, ex sede di uffici comunali, diventerà l'Hotel Grandeur Oxley srl, che fa capo a Ching Chiat Kwong».

VENEZIA. Trentaquattro nuove stanze di hotel in città storica, per un totale di 81 posti letto da creare ex novo per aumentare la capacità di accoglienza dei turisti. Ma come, non si era detto “stop a nuovi hotel a Venezia”? Sì, no. Forse. Ed è subito polemica rovente con l’opposizione che paventa il rischio di un pericoloso precedente che, di fatto, aggirerebbe la delibera che blocca i nuovi alberghi.

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È iniziato ieri in commissione l’esame della delibera che prevede la «riqualificazione e ampliamento di strutture ricettive esistenti nel centro storico di Venezia». Resta valido lo stop ai cambi di destinazione d’uso automatici deciso nel 2018. Ma sopravvive la possibilità di ottenere deroghe per ampliamenti, a patto di «innescare processi di riqualificazione degli spazi pubblici circostanti».

Così ecco che al Comune in questi anni di richieste di deroghe ne sono arrivate ben tredici, tutte inserite e tutte da esaminare nella stessa delibera. «Ricordo che il provvedimento del 2018 che ha scaturito questa delibera è lo stesso che ha consentito di mantenere l’uso residenziale per Palazzo Balbi, bloccando il cambio di destinazione d’uso. Abbiamo le idee chiare su quello che vogliamo fare», mette le mani avanti l’assessore all’urbanistica Massimiliano De Martin in commissione.

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Vale per Palazzo Balbi così come per richieste in procinto di essere presentate, come nel caso dell’area Ex Gasometri (ieri la conferma che non si faranno più gli hotel). Come detto, nella delibera ora in esame rientrano tredici richieste differenti, ciascuna con proprie caratteristiche. L’Hotel Esperia ad esempio chiede «il cambio d’uso da commerciale a turistico ricettivo», di due vecchi negozi di vicinato (oggi chiusi) per una reception e un ascensore che abbatte le barriere architettoniche».

L’uso di un magazzino, di un laboratorio e di quattro abitazioni è chiesto invece dall’hotel San Samuele che qui punta a realizzare nove nuove camere (più le 12 esistenti). Tra le richieste spunta anche quella dell’Hotel Grandeur Oxley (ancora chiuso) della società del magnate di Singapore Kwong (già proprietario di Palazzo Papadopoli e in passato interessato all’operazione immobiliare sui Pili), per ampliare la struttura di Palazzo Donà in campo Santa Maria Formosa.

In questo caso, la richiesta è un «cambio d’uso da residenziale a ricettivo» di un’abitazione al primo piano. Dunque non solo magazzini abbandonati, ma anche appartamenti vuoti. Se per Nicola Gervasutti (Lega) si tratta pur sempre di solo 81 nuovi posti letto su 19. 898 oggi esistenti, le opposizioni non ci stanno.

«Stiamo studiando le schede», attacca Cecilia Tonon (Venezia è Tua), «l’insistenza per accorparle in un’unica delibera ha destato sospetto. Per l’assessore le singole istanze sono omogenee per motivazione, ma così non pare. Un conto è un magazzino, altro è far diventare camere d’albergo un appartamento, con motivazioni che cozzano con la filosofia di bloccare la monocoltura turistica. È il caso della società Grandeur Oxley srl, che per inciso sembra far riferimento a mister Ching Chiat Kwong».

Nel caso di campo Santa Maria Formosa, a Castello, nella richiesta di deroga si legge che l’immobile è «localizzato in un’area ad elevata vocazione turistica con la presenza di altre attività recettive». «L’area è a vocazione residenziale», ammonisce Tonon, «e dev’essere tutelata. Il fatto che si dica che ci sono altre attività recettive sarebbe sufficiente a non concederne nuove». Anche il Pd si scaglia contro la decisione di accorpare i 13 interventi nella stessa delibera. «Abbiamo chiesto di stralciare i cambi destinazione delle unità immobiliari residenziali», dice Monica Sambo, «approvare in blocco le richieste è un approccio sbagliato, si crea un pericoloso precedente, in questo modo si apre la strada a nuove richieste di deroga e a nuove autorizzazioni».

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