A San Donà il primo caso segnalato nel Veneto Orientale
SAN DONÀ. Il primo caso denunciato pubblicamente nel Veneto Orientale era stato a San Donà. Un cittadino aveva protestato in Comune e con le forze dell’ordine per la presenza in zona via XIII Martiri di una donna con il burqa che regolarmente camminava con il marito in centro città. Il vice sindaco, Oliviero Leo, aveva preso una dura posizione contro questa usanza chiedendo da parte dell’amministrazione comunale una severa censura. La sua posizione drastica aveva contribuito a incrinare i rapporti di Leo, esponente di destra e colonnello medico dell’Esercito, nella giunta di centrosinistra guidata da Andrea Cereser. Pochi mesi dopo Leo era saltato, estromesso assieme alla sua lista civica passata, e tuttora, all’opposizione. Ma lui lo rifarebbe ancora e anzi elogia l’intervento della polizia di Stato al lido. «Bene hanno fatto quei commercianti a informare la polizia», dice, «e ottimo è stato l’intervento tempestivo con i controlli. Certo va ribadito che le leggi sulla pubblica sicurezza impongono che si debba essere tutti a volto scoperto nel nostro paese. È contro la legge coprirlo, anche con un burqa. Io rispetto le religioni di tutti, purchè rispettino le leggi del nostro paese e queste donne se vogliono o devono indossarlo, lo facciano nelle loro case e in privato quando sono in Italia». A Jesolo, città balneare con migliaia di turisti da tutto il mondo, i musulmani stanno ancora lottando per avere un loro centro preghiera. Esiste una federazione di adoratori degli dei in via Ca’ Gamba, mentre Jesolo è una delle mete predilette dagli ebrei per certe loro ricorrenze essendo dall’alto un’isola. Ma il burqa per il momento resta ancora off limits. (g.ca.)
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