A rischio chiusura la centrale Edison “Marghera Levante”

MARGHERA. La centrale termoelettrica a ciclo combinato di Edison “ Marghera Levante” è uno dei primi insediamenti nella Seconda zona industriale di Porto Marghera, invia della Chimica.
La centrale alimentata a gas metano è entrata in esercizio nel 1965 per fornire energia elettrica e, soprattutto, vapore ad alta pressione per i vari impianti del Petrolchimico (che ora non ci sono più) ma dopo quasi cinquanta anni di esercizio rischia di chiudere entro il 2014.
Per il momento l’intenzione di chiudere una delle due sue centrali veneziane (Levante e Azotati) non è stata ufficializzata da Edison che è la più antica società europea nel settore dell’energia, controllata del gruppo francese Edf. I sindacati dei lavoratori, però, temono che dopo la fermata dalla centrale di Porto Viro (Rovigo) con l’utilizzo della cassa integrazione straordinaria, Edison ariv ia quantificare gli esuberi, già annunciati, di lavoratori nella centrale di Marghera Levante che ormai, dopo la chiusura di quasi tutti gli impianti del Petrolchimico, ha come unico acquirente di vapore per usi industriali Versalis spa (ex Polimeri), la società dell’Eni che gestisce il ciclo del craking dell’etilene che, per giunta, sta attrezzandosi per autoprodurre vapore.
Non va meglio con la produzione di energia elettrica a causa della caduta dei consumi (domestici e sopratutto industriali), la sovrapproduzione di energia elettrica in Europa e l’alto cost odel gas rispetto al più conveniente carbone.
Del resto, anche Marghera Azotati – la seconda centrale veneziana a turbogas di Edison, in esercizio dal 1993 – lavora a ritmi riddotissimi, malgrado sia ing grado di entrare in produzione a pieno regime nel giro di 10 minuti (grazie adturbine potenti quant oquelle di una motore aereo della Boeing), su richiesta del gestore nazionale della rete elettrica, in caso di picchi di richiesta (ogggi sempre più rari per la cris idei consumi) di energia elettrica. Per il momnento, però, è la centrale di Levante (che occupa una cinquantina di lavoratori) rischiare nel giro del prossima anno la fermata definitiva. «Siamo preoccupati» dice Siro Campagnaro, della segretaria della Filctem–Cgil veneziana «i piani di ristrutturazione dell’Edison, che noi respingiamo, non guardano in faccia a nessuno e puntano solo a tagliare produzioni e posti di lavoro, piuttosto che investire, come chiedono i lavoratori, per far funzionare meglio e con un ritorno economico positivo le sue centrali ».
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