A Mirano 5 mila poveri sfamati dall’Emporio solidale

La struttura di stoccaggio del cibo in scadenza è entrata a pieno regime. A molti anziani soli vengono fornite anche scatolette per gli animali da compagnia
Volontari al lavoro all'Emporio solidale di Mirano
Volontari al lavoro all'Emporio solidale di Mirano

MIRANO. Emporio solidale quasi a pieno regime: tra Miranese, Riviera e Mestre sono ormai quasi 5 mila i poveri letteralmente sfamati dalle eccedenze alimentari recuperate dalle associazioni coordinate dal gruppo di cooperative Solidalia. L’emporio alimentare di Mirano è l’unico esempio nel suo genere in provincia, uno dei tre aperti in Veneto (gli altri sono a Verona e Treviso).

Qui, nella vecchia villa di via Marconi messa a disposizione dal Comune, arrivano tutte le eccedenze alimentari messe a disposizione da aziende e supermercati: alimenti che altrimenti andrebbero deperiti, eccedenze di produzione, cibo con scadenza ravvicinata ma ancora commestibile e di qualità. L’emporio funziona dall’autunno scorso: in oltre sei mesi sono state assistite 4.567 persone, per il 70% circa rappresentato da immigrati, regolari. «Ma», affermano i volontari, «gli italiani sono la minoranza perché spesso provano vergogna a presentarsi come poveri e quindi, in un certo senso, ci sfuggono».

Quasi 5 mila assistiti che in questi mesi hanno ricevuto generi di prima necessità. Frutta, verdura, mozzarelle, panettoni, pane a fette, bevande, pasta, sughi e conserve, sottaceti e tortini di verdura. Di recente è stato introdotto anche il cibo per animali, a cui molti poveri, soprattutto anziani soli, non sembrano poter rinunciare. Nato come progetto alla fine del 2013, l’emporio solidale è riuscito a decollare grazie al lavoro volontario di 42 associazioni, che si sono occupate anche della pulizia e della predisposizione della nuova sede, all’inizio poco più di un rudere e diventata oggi un vero e proprio sito di stoccaggio con magazzino, frigo, uffici e locali di servizio.

In campo Caritas, centri d’ascolto, scout, coop sociali, Croce rossa, associazioni di volontariato e fondazioni. Lavorano a pieno ritmo per recuperare le eccedenze dalle aziende che decidono di donarle ai poveri, le catalogano e poi le redistribuiscono alle famiglie secondo le esigenze. Un lavoro entrato ora a pieno regime, dopo un lungo e paziente rodaggio. «L’obiettivo è fare in modo che tutto questo vada oltre l’emergenza», dice Raffaele Avanzi di Solidalia, «vorremo che l’emporio diventasse luogo di cultura per farsi carico delle persone che vivono nella marginalità». E magari, perché no, aprire un giorno in loro anche una mensa per i poveri, sogno ultimo di molti volontari.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia